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La sentenza della forma

Andrea Mercenaro

Mattarella, durante il discorso di fine anno, ha condannato il gesto di Giovanni Vincenti. Ma l'uomo non ha subìto ancora alcun processo

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C’è un’Italia che truffa e un’Italia che soccorre, ha denunciato Sergio Mattarella nel suo bel discorso di fine anno. Non ha solo ragione, ha ragione da vendere. Ha poi prodotto un esempio per rendere più comprensibile a tutti la sua denuncia: c’è un’Italia dei Giovanni Vincenti, l’uomo di Alessandria che ha volontariamente incendiato una sua proprietà per truffare l’assicurazione, e c’è quella dei tre vigili del fuoco che, per spegnere quell’incendio, sono morti. Giovanni Vincenti poteva salvare la vita dei soccorritori accorsi dopo la prima esplosione semplicemente avvisando che altre bombole del gas sarebbero esplose da lì a poco. Non lo fece e ha confessato lui stesso il suo delitto. Mattarella ha quindi semplicemente ed efficacemente spiegato ciò che ogni italiano per bene aveva naturalmente pensato da solo. La sostanza è quella, infatti, e non ci piove. Ma le forme contano. Vincenti non ha subìto ancora alcun processo. Nessuna sentenza, tantomeno definitiva, lo condanna. Potrebbe ritrattare la sua confessione, com’è nel diritto di ogni imputato. Eppure è stato indicato come definitivamente colpevole dal baluardo supremo delle forme. Ecco. Dal suo discorso di fine anno Sergio Mattarella ci è umanamente più simpatico. Soltanto non s’è accorto, sia detto senza malanimo, che tra forca e forma non passa soltanto quella piccola consonante di differenza.

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