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Scalfari presenta Scalfari

Andrea Mercenaro

E' molto anziano. Eppure è giovane. E' uno stronzo. Eppure non lo è. Studia, da giornalista di quell’età, filosofia. Ed è a suo modo generoso

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“Grand Hotel Scalfari” è il titolo. Ieri l’altro, a Roma, Eugenio Scalfari ha presenziato alla presentazione del libro su se stesso. Lo hanno scritto Antonio Gnoli e Francesco Merlo che lo amano molto, più probabilmente lo adorano, meglio ancora lo stimano e gli sono infinitamente riconoscenti. Scalfari era commosso: “Questo libro - ha detto - mi ha fatto capire cose che erano dentro di me, loro le hanno rese esplicite e io mi sono riconosciuto, nel bene e nel male”. In latitanza del codice penale, alcuni come me avrebbero strangolato Scalfari esattamente a causa di ciò che lui stesso considera bene e non male. Per Craxi, per esempio, o ancor più per Moro. Scalfari è un maledetto gigante, un insopportabile narciso, un provinciale come non ne esistono ed è spietato come solo lui, tra quanti poterono davvero permetterselo, seppe essere. Scalfari è molto anziano. Eppure è giovane. Scalfari è uno stronzo. Eppure non lo è. Studia, da giornalista di quell’età, filosofia. Ed è a suo modo generoso. Alla presentazione del libro su se stesso ha riservato infatti un posto d’onore a Paolo Mieli, preclaro giornalista che quando Scalfari, col suo quotidiano, comandava l’Italia, aveva messo al proprio una minigonna. Che di Eugenio sembrerebbe più giovane, invece è dalla nascita più anziano. E che un domani, dovessero mai onorarlo con un libro, lo scriverebbe al massimo Gian Antonio Stella.

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