Abbiamo capito chi ci ha rifilato Salvini e Di Maio

Andrea Marcenaro

Non gli errori della sinistra. E nemmeno quelli della destra. E' stata colpa di Facebook

No. Non è che c’è stato Di Pietro coi cortei delle folle plaudenti mandate in piazza dai giornaloni che si coordinavano la sera. Non è che c’è stato Biagi. E Feltri. Non è che c’è stato Mieli che moltiplicava lo stipendio a Stella, un tanto a Casta, poi anche a Sallusti, un tanto ad avviso di garanzia mandato a Napoli. Non è che Mediaset si adeguava alla Rai che si adeguava (che nostalgia, che tempi!) ai giornaloni. Non è che l’Amor nostro ne ha sbagliate una caterva. D’altronde l’antifascismo amava Fini. Non è che il primato della politica (come desiderava De Michelis, l’avanzo di balera) ha lasciato il posto al primato della gogna (come desiderarono Scalfari, Travaglio, Lerner, Mauro e Scalfaro, ai quali Napolitano si adeguò, però soffrendo). Non è che una solida borghesia non esisteva, dal momento che respiravano a pieni polmoni perfino Montezemolo e Della Valle. Non è che Renzi fece la più grande cazzata della vita sua (e pure della nostra) a rompere il Nazareno. Non è che la sinistra nazionale si ritrova talmente inebetita da alzare ancora gli altarini al Berlinguer della scala mobile e della superiorità morale, gestita poi non a caso dai Woodcock. E che rifanno la Ditta. No. Niente di tutto questo. E’ stata la Bestia, a portarci in braccio a Salvini e Di Maio. Sono state 23 fake news, ad orientare il voto degli italiani. Ma adesso le mettiamo a posto. E a questa musica, e a quest’età, allora e ancora mi si rizza.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.