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A Salvini la ruspa, ok. Ma Di Maio è più complesso

Andrea Mercenaro

Se, come diceva non ricordo chi, il dogma è un bluff basato sull’ignoranza, del leader M5s si potrebbe ben dire che assomiglia a un dogma

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E basta con l’attualità, proviamo per una volta a scavare negli uomini. E a concedere, per esempio, che Salvini sia già più definibile. Il suo ragionare a spallate, l’incompatibilità istintiva verso qualsiasi pensiero appena sopra la porcheria, quella sua vanità estrema, che non trova le parole per esprimersi e sembra azionata ogni volta da un motore diesel, dal rumore sempre identico come se il male stesso non potesse avere fantasia né tragedia, ecco, queste caratteristiche personali del Truce non riusciranno a ispirare rispetto, ma paura un po’ sì, e sanno spiegarci come “ruspa” sia alla fin fine il termine capace di definirlo al meglio. Salvini. Punto. Ruspa. Punto. Tutto semplice. Punto. Mentre Di Maio no, Di Maio è più complesso. Se, come diceva non ricordo chi, il dogma è un bluff basato sull’ignoranza, di lui si potrebbe ben dire che assomiglia a un dogma. O a un bluff. Se è tipico della persona per bene soffrire soltanto a causa di ciò in cui crede, difficile convincersi che a Di Maio sia mai toccata sofferenza qualsiasi. Se poi colui che pensa, pensa in fondo perché non sa, e meno sa, ecco lì che più pensa, impossibile allora scovare pensatore più professionale di lui. Laddove supporre che Di Maio sia uno stronzetto, soltanto uno stronzetto e niente più di uno stronzetto, questo no, questo solo uno stupido può sostenerlo. E più stupidi di me è dura.

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