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Tre manzi o te

Andrea Mercenaro

Uno studio ragionato sugli anagrammi di Matteo Renzi

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Anagrammi per gioco. “Metà terzino” è un anagramma che, per Matteo Renzi, avrebbe potuto costituire una scelta di vita. Caso non volle. “Mozart in te” suona esagerato. “Te, marito zen”, vallo a capire, ma di affari strettamente privati si tratterebbe. “Tremante zio” non corrisponde esattamente al tipo. “Mite tra zone”, sorvolando su quella ti mancante, suona come la suprema cazzata che soltanto il genio di un Ernesto Galli della Loggia potrebbe decifrare. “Temano terzi”, qui ci avviciniamo. Alcuni soci di Renzi temettero, in effetti. Fatto poi volle che troppo poco subirono. Ma “Tre manzi o te”, ecco: questo suonerebbe oggi come l’anagramma più in palla. Zingaretti, Martina e Corallino, vale a dire due manzetti più pajata, candidati alle primarie del Pd. Mentre di là, manco un Matteo. Nada Renzi. Nada el Gran Toro Ferdinando contra los novillos. E vabbé. Che poi mai cambiasse idea: “Zitto e menar”, suona l’ultimo anagramma.

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