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La Prima guerra mondiale in tv

Andrea Mercenaro

Una domanda a proposito del flusso di immagini che non s’interrompe sui media ormai da un mese e ci rende estremamente orgogliosi della Nazione

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Da un mesetto seguo con passione, su tutte le televisioni e su tutti i giornali, una dilagante quanto meritoria quantità di ricostruzioni storiche degli eroismi italiani tra il 1915 e il 1918: dalla Bainsizza all’Ortigara, dal Podgora a Gorizia, dal Piave a Vittorio Veneto; ogni sera una battaglia tra le vette in tv, ogni pomeriggio un generale intervistato, a notte fonda le imprese in Libia e in Eritrea, l’impareggiabile gagliardia della Regia Marina sulle pagine dei giornali, l’acrobatica aeronautica, il trionfale ingresso in Albania, l’inclita guarnigione di Durazzo, l’occupazione a Valona, le travolgenti offensive di Monastir o del Vardar e via, e via, e via. E tutto questo parlare e ricordare, che non s’interrompe sui media ormai da un mese (speriamo vada avanti altri sei), rendendoci estremamente orgogliosi della Nazione, sollecita al tempo stesso, in chi storico professionale non è, la più ovvia delle domande: a chi vince tre o quattro Prime guerre mondiali, non si dovrebbe dar buona la Seconda?

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