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L'idea di Mieli per opporsi, però bene, al populismo

Andrea Mercenaro

Se fossimo in lui, per combattere ancor meglio tenteremmo il tutto per tutto

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Paolo Mieli, che vuole opporsi, però bene, al populismo, ha spiegato benissimo sul Corriere di ieri come in effetti ci si possa opporre al populismo in molti modi, ma opporsi male. Benino, spiega Mieli, per quanto tardi e con scarse speranze, stanno combattendo i Weber e i Seehofer, i quali si propongono come ponte tra le forme classiche della politica e le nuove formazioni populiste. Male si oppongono, invece, quelle sinistre europee le quali, invece di porsi il problema di disarticolare di riffa o di raffa il fronte antisistema, sembrano disperatamente rassegnate, salvo emettere, con suoni striduli, torrenti di chiacchiere autoassolutorie. E altrettanto male, altro esempio, si oppongono quei centri urbani polacchi come Varsavia e Danzica raccontati da Wlodek Goldkorn. Che, ricchi come sono di pensatori, artisti, giovani, giornali, blog ed emittenti televisive, esercitano notevole egemonia intellettuale, ma dentro bolle chiuse, quasi riserve indiane. Mentre, tutt’intorno, i Morawiecki e i Kaczynski stravincono le elezioni. Troppo giusto. Cosicché risultano, quelli di Mieli, ragionamenti saggi e stimoli certamente utili per combattere, però bene, il populismo. Poi certo, se fossimo in lui, per combatterlo ancor meglio tenteremmo il tutto per tutto. Alé. Si torna nella sala Albertini e da lì si lancia, ma ‘stavolta alla grande, il sequel de “La Casta”.

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