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L'Argentina di Messi boicotta Israele

Andrea Mercenaro

Prima il terrore poi i complimenti. Così Hamas ha spaventato la nazionale argentina facendo saltare la partita con la nazionale israeliana 

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La nazionale argentina di calcio ha cancellato la partita con la nazionale israeliana programmata per il 9 giugno ad Haifa, in un primo tempo, e spostata poi a Gerusalemme. I calciatori argentini erano stati fatti oggetto di odiose minacce da parte di gruppi organizzati palestinesi e di lettere minatorie in cui venivano minacciati di morte loro stessi e i loro familiari. Hanno avuto paura, hanno deciso di rinunciare all’incontro, la loro federazione li ha coperti e lo stesso presidente argentino, raggiunto al telefono da Netanyahu perché respingesse il ricatto, non si è sentito di farlo. Chi si aspettava un atteggiamento eroico contro Hamas e i suoi epigoni è rimasto comprensibilmente deluso, mentre Hamas si è orribilmente congratulata con Messi e i suoi, dopo averli terrorizzati fino a un attimo prima. Il nome di Messi viene ora entusiasticamente scandito per le strade, non solo di Gaza e della Cisgiordania, laddove pronunciato con qualche disgusto da chi si sarebbe aspettato un atteggiamento più coraggioso. Forse era giusto chiedere più coraggio a Messi e ai suoi ragazzi. Forse. Ma è utile ricordare, in momenti del genere, come lo stesso ricatto venne subito per interi decenni da una grande nazione i cui capitani non vestivano in mutande e maglietta per correre su un prato, bensì in severi completi grigi. Era l’Italia del Lodo Moro.

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