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“È stato un errore”. I (molti) ravvedimenti operosi di Paolo Mieli

Andrea Mercenaro

Da Mani Pulite alla campagna contro Antonio Fazio fino al mea culpa sulla responsabilità dei giornali “compresi quelli da me diretti, in questa fase lunga che dura ormai da 25-30 anni”

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Non solo con piacere, bensì con enorme piacere ho letto l’articolo fogliante con cui l’ottimo Crippa ha sollecitato un “ravvedimento operoso dell’informazione”. Particolarmente apprezzando l’aggettivo “operoso”. E ho registrato con sollievo le parole di Paolo Mieli (alla presentazione del libro di Alessandro Barbano) sulla responsabilità dei giornali “compresi quelli da me diretti in questa fase lunga che dura ormai da 25-30 anni”. “Perché le responsabilità sono enormi…”, ha infatti, meritoriamente sottolineato Mieli stesso. Già. Enormi è il termine giusto. Parole di una settimana fa. Ricordo bene, di Mieli, un’autocritica feroce sul settimanale Tempi, una decina d’anni dopo l’esplosione della barbarie di Mani pulite che più di chiunque altro egli sponsorizzò da direttore: “Ho commesso un errore”, ammise. Ricordo poi, tra le altre, una campagna ventre a terra contro Tronchetti Provera ma, dopo qualche anno, il medesimo Mieli la giudicò così: “E’ stato un errore”. E un’altra campagna ancora, contro il governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, il caso Unipol-Bnl, ricordate? alla cui autocritica, passato qualche anno, l’ex direttore del Corriere ebbe la cristallina onestà di non sottrarsi: “E’ stato un errore”. O ancora l’appoggio incondizionato alle procure di Milano o di Palermo, qualsiasi cosa più o meno facessero: “Ho esagerato”, fu il suo commento di cuore non appena trascorso quel congruo numero di anni. Arriva adesso quest’ultima autocritica, apprezzabilissima, nonostante che quei 25-30 anni, come Mieli stesso con scrupolo avverte, esattamente una cazzata non siano stati. Poi già sappiamo che proprio così operosa nel ravvedimento dell’informazione, come auspichiamo Crippa e io, neppure questa magari sarà. Ma senz’altro è sincera. Tanto, come per i regali di compleanno, ciò che conta è il pensiero.

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