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L’involuzione del discorso politico

Andrea Mercenaro

La gente può rischiare di leggere pericolosi concetti tra le righe del “dovere di opposizione” del Pd

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L’involuzione del discorso politico e il decadimento del confronto porta inevitabilmente con sé un’impressionante involuzione del linguaggio. Il contorno della parola si sfrangia, il ragionamento tende a sbrodolare e le ragioni di ciascuno, esposte in maniera compiuta eppure asciutta fino a poco tempo addietro, vengono presentate ormai con un festival di circonlocuzioni ridondanti, sovraccariche e pleonastiche. Tanto che perfino i ragionatori più lucidi e gli scrittori più efficaci ne sembrano ormai vittime.

 

Prendete il Michele Serra di ieri, quando spiegava con fiumi di parole la vocazione governativa e non di opposizione del Pd; il concetto di opposizione che nega le stesse basi teoriche su cui nacque il Pd medesimo; il meccanismo elettorale proporzionale che distribuisce seggi, ma non ruoli; la gente che può poi rischiare di leggere pericolosi concetti tra le righe del “dovere di opposizione”, vale a dire qualcosa che il Pd non merita; e che esiste una contraddizione tra il rifugiarsi in una pur legittima “alchimia istituzionale” e l’ineludibile vox populi, la quale rischierebbe in questo modo di essere bypassata. E soltanto per dire, tutto ‘sto poropopò: Renzi merda.

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