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Il Pd alla scoperta del grande Perché

Andrea Mercenaro

Con o senza Renzi, il Partito democratico andrà ora alla scoperta dei disagi del nuovo proletariato

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Nell’attesa di sapere se Renzi mostrerà il viso confacente alla botta che ha preso, o se continuerà a baloccarsi con battutine della serie “vado a scuola da Mentana Enrico”, i nuovi dirigenti del Pd studieranno senz’altro, e Renzi a parte, il famoso Perché. S’informeranno allora sulla marca di jeans che si porta a Crotone, frequenteranno discoteche, ristudieranno il cottimo, si berranno tutti i documenti della Cgia di Mestre, inviteranno i circoli a approfondire la caduta tendenziale del saggio di profitto, rinverdiranno il Berlinguer della questione morale e dell’occupazione alla Fiat, oltreché quello, insuperabile, della scala mobile che non si tocca, cercheranno finalmente di capire se le partite Iva si giocano nel campionato di A o in quello di B, si applicheranno alla questione internazionale e ai compiti che ne conseguono, al rapporto tra vecchi imperialismi e nuove accoglienze, tra informazione mondiale e mercato globale, alla difesa della fontina in Val d’Aosta, più altri strategici busillis capaci di soddisfare, infine, l’ineludibile questione del radicamento sul territorio. E da qui non si scappa. Se poi volessero imparare pure qualche rudimento di politica, da spendere in favore del nuovo proletariato, il cellulare di Denis Verdini è 335-5742988.

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