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Stavolta Saviano ha ragione su Capalbio

Andrea Mercenaro
Quando uno ha ragione da vendere, se davvero ne ha da vendere, glie la devi dare, mica puoi starla a menare col solito gnègnè. Non suonerebbe dignitoso.
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Quando uno ha ragione da vendere, se davvero ne ha da vendere, gliela devi dare, mica puoi starla a menare col solito gnègnè. Non suonerebbe dignitoso. E stavolta Saviano ce l’ha. Ce l’ha quando dice che Capalbio, la piccola Atene, è diventata il luogo simbolo della sinistra sapiente e saputa. Ce l’ha quando ne denuncia la figuraccia e piripicchia, esibita sulla pelle di cinquanta disgraziati. Ce l’ha quando punta l’indice sul filosofo villeggiante, per il quale i poveracci sono attraenti da lontano e disgustosi da vicino. Ce l’ha nel sostenere che la Capalbio colta ha mandato un messaggio devastante. E soprattutto quando ripete che Capalbio, non essendo più semplicemente Capalbio, ma la piccola Atene, aveva il dovere di mostrarsi degna di tanto ascendente e di tanto costume. Ben detto: il dovere di onorare l’ascendente. Con i suoi costumi. Solo, con tutti i Socrate che bazzicano la discendente, dove li trovavi sei tir di cicuta?
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