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Celebrare o non celebrare, questo è il problema

Andrea Mercenaro
Uno dice che non celebrerà una cosa che non deve celebrare; quell’altra gli risponde che, se non celebra la cosa che non deve celebrare, risponderà davanti alla legge della mancata celebrazione; un terzo ammonisce che non è che uno può fare il sindaco, se comincia a dire che non farà quello che nessuna legge gli chiede di fare.
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Vabbé. Uno dice che non celebrerà una cosa che non deve celebrare; quell’altra gli risponde che, se non celebra la cosa che non deve celebrare, risponderà davanti alla legge della mancata celebrazione; un terzo ammonisce che non è che uno può fare il sindaco, se comincia a dire che non farà quello che nessuna legge gli chiede di fare; il quarto, vale a dire il pensiero unico ellemmessegitibicitibidì, o come cacchio si dice, lancia acutissime strida perché il tipo dell’inizio, invece che di incelebrare il celebrabile, non ha manifestato piuttosto il desiderio di celebrare l’incelebrabile; aggiunge, un quinto, che si può fare obiezione di coscienza a un’incoscienza che obiettivamente non risulta; e infine la grande stampa, la quale, dovendo controllare, se ne fotte della qualunque celebrando l’impazzimento generale. Beh, ci sarebbe da disperare, non fosse che un passetto in avanti l’abbiamo registrato. O almeno, io non ricordo di aver sentito urlare: “E non parliamo poi di quella stronza della Fornero!”.
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