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Se un imbecille qualsiasi mi venisse a raccontare...

Andrea Mercenaro
che la Grande riforma si sarebbe potuta fare trent’anni fa, ma non si è fatta; che un sindacato ottocentesco, ma mi voglio rovinare, novecentesco, lo si sarebbe potuto adeguare molto prima, solo che la concertazione non fosse rimasta sacra per decenni;
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Se un imbecille qualsiasi venisse a raccontarmi che la Grande riforma si sarebbe potuta fare trent’anni fa, ma non si è fatta; che un sindacato ottocentesco, ma mi voglio rovinare, novecentesco, lo si sarebbe potuto adeguare molto prima, solo che la concertazione non fosse rimasta sacra per decenni; che più avessi abbassato le tasse meno evasione avrei avuto, mentre si è fatto il contrario; che a pigliare per il culo la chiesa, rischiavi poi di ritrovarti Ciccio; che i movimenti una gran bella cosa sono, ma se comandano sei già fregato; che La vita è bella era il prototipo della cacata suprema, laddove la si spacciò per capo d’opera; che tra Craxi e Berlinguer esisteva in effetti un abisso morale a favore del primo; che Di Pietro era un eroe da seguire fino a un certo punto; che Dario Fo rappresentò, quanto a premio Nobel, l’equivalente della Deledda con altri mezzi; che la Natalia Aspesi avrebbe potuto, e con merito, ergersi a madrina delle puttane onorabili, se non avesse marchiato come regine delle troie le ragazzotte che ronzavano sul Berlusca; che Rodotà più che altro era tà-tà; che Obama, più che altro, finiva in “ama”; e per il resto mi manca lo spazio; se un imbecille qualsiasi venisse dunque a raccontarmi delle imbecillità del genere, darei vent’anni di giornalismo a Scalfari, altri vent’anni a Mauro e dieci preventivi, spero, a Calabresi.
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