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Che vergogna quell'intervista ai Casamonica, eh?

Andrea Mercenaro
Ma dimmi te. Ma che vergogna. Ma che porcata. Ma che insulto a Roma. Ma intervistare i Casamonica, ma come si fa, ma come si può. Lasciagli dire quello che han detto, che scandalo. E premettere al tutto, estremo sfregio, che “l’occasione è buona per far ascoltare al mondo esterno la loro campana”.
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Ma dimmi te. Ma che vergogna. Ma che porcata. Ma che insulto a Roma. Ma intervistare i Casamonica, ma come si fa, ma come si può. Lasciagli dire quello che han detto, che scandalo. E premettere al tutto, estremo sfregio, che “l’occasione è buona per far ascoltare al mondo esterno la loro campana”. E via col tango, poi: e non siamo mafiosi, e zio Vittorio non è mai stato arrestato, e i funerali dei Casamonica sono fatti così, e cosa c’entra la mafia, e saremo gitani, ma mica delinquenti. 

 

Che quest’ultima era grossa per definizione, tra l’altro. Con lo zio morto che “andava matto per il sax di Fausto Panetti e per Elvis, ma i giornali hanno trasformato il funerale in una sozzeria”. E difendi di qua, e difendi di là, ma dimmi te. Ma che porcata. Ma che vergogna per il giornalismo, per l’umanità, e per Roma, e per l’Italia, ma direi per l’Europa, quell’interminabile intervista ai nipoti Casamonica e al fratello del defunto, sulla Repubblica del 22 agosto scorso.  

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