Vino da Ivy League

Edoardo Narduzzi

Sarà forse perché la parola “Veritas” è parte del logo di Harvard, l’università più ricca del pianeta.

Sarà forse perché la parola “Veritas” è parte del logo di Harvard, l’università più ricca del pianeta. Oppure perché un fondo che amministra 36 miliardi di dollari di investimenti, cresciuti del 15,4 per cento solo nell’ultimo anno, come il super riservato Harvard endowment fund, deve necessariamente diversificare una parte del suo patrimonio nei cosiddetti asset alternativi, resta comunque il fatto che l’università che ha educato, tra i tanti, Barack Obama, Mark Zuckerberg e Bill Gates, è oggi uno dei venti principali produttori di vino nella regione californiana di Paso Robles.

 

Harvard ha investito 60 milioni di dollari per diventare proprietaria di circa 45 mila ettari di vigneti. In questo caso l’investimento enologico serve a garantire dei tassi di rendimento superiori alla media del mercato così da consentire un adeguato finanziamento alle necessità di ricerca e di creazione di conoscenza specialistica che sono la missione istituzionale della università yankee.
Solitamente gli investimenti alternativi di Harvard, che possiede da anni anche un fattoria con 7.800 mucche in Nuova Zelanda per produrre latte e diverse proprietà forestali in giro per il pianeta, agiscono come trend setter del settore perché già molti anni fa il campus bostoniano aveva provato che si poteva guadagnare bene investendo in start-up tecnologiche.

 

Nel caso del vino l’investimento di Harvard appare più come un tentativo di speculare sul valore dei terreni californiani, approfittando dell’effetto scarsità tipico di questo specifico bene materiale, che non un desiderio di valorizzare grandi etichette. In ogni caso anche Harvard oggi è un produttore di vino e questo sicuramente contribuirà a diffondere la cultura degli investimenti enologici.  

 

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