Antonio ed Elena Rosati in un frame della video intervista

I difetti di Antonio Rosati, secondo sua moglie

Simonetta Sciandivasci

L'ex portiere del Lecce intervistato insieme ad Elena Rosati. Un gioiello di vita domestica dei calciatori

Quasi un quindicennio che ci sta insieme e il solo difetto che gli trova è “sbriciola pure sui fornelli”. Poi ci pensa, carbura, aggiunge “quando litighiamo, non parla”. E s’incazza perché lui è un disordinato, lascia scarpe e ditate dappertutto ed è evidente che sarebbe pronta a parlare davanti a un avvocato, ma grazie al cielo la giornalista leccese che si era intrufolata nel suo salotto (con le stampe di Colazione da Tiffany alle pareti) per intervistare la coppia, capisce che tutto sta precipitando e le fa un’altra domanda: “ti piace Lecce?”. Quando questo gioiello di vita domestica dei calciatori veniva messo in rete (per la rubrica “donne nel pallone”, che trovate su YouTube), Antonio ed Elena Rosati vivevano in Puglia. Ora lui è il portiere del Grifo (Perugia) e di lei si sono perse le tracce, chissà se fa ancora la casalinga e bada a Nerone (cane) e prole o se è entrata nei Ris di Parma. Di certo, non ha mollato. Non hanno mollato. Antonio ci ha messo quattro anni per convincerla a uscire (ecco come ci si fa sposare), dopo essersi intrufolato nella sua “comitiva” (erano gli anni Novanta, Fiorello andava in tv con la coda lunga un metro, lo slang giovanile era quello che era) perché aveva capito che lei era quel tipo di rompipalle che poi diventa madre impeccabile. Gli amori ante-Cassazione erano sempre un po’ diseguali, interessati, provinciali, improbabili. Chissà se ne vedremo ancora.

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