Nicolle Begovic

Nicolle, la studentessa con la passione per il dressage

Simonetta Sciandivasci

Asmir Begovic, portiere oggi al Chelsea, la salvò da una rissa. E poi la sposò

Portsmuth, Inghilterra meridionale. Anno domini 2006. Nicolle, studentessa di ragioneria con una latente passione per il dressage, vorrebbe rimanere a casa a rotolarsi nel disagio giovanile, ma suo padre le intima di andare a divertirsi e lei finisce in una bettola da romanzo di Dickens. Non fa in tempo a ordinare una birra che scoppia una rissa. Cerca di scappare, ma l’ingresso del locale è ingorgato. Sta per svenire, quando qualcuno la prende per i fianchi e la porta in salvo. È Asmir Begovic, due metri di coetaneo bosniaco-canadese, nessun legame con il musico jolly della Cgil al concerto del Primo Maggio: portiere, all’epoca, del Macclesfield Town, ora del Chelsea. “Cercavo una scusa per parlarti”, le dice lui. “Meno male che quei bifolchi si sono menati, viva la violenza maschile, portami a casa tua su un fenicottero”, pensa lei, ma lui le chiama un taxi. Si sposano cinque anni dopo. Nicolle si dà all’ippica, Asmir le compra un equino, che lei chiama Waldessarini. Creano una fondazione benefica, costruiscono un impianto sportivo a Sarajevo. Griffati mai, disegualmente belli (lui sceso dal Partenone in terra a miracol mostrare, lei da “La Tata”). La lezioncina, se c’è, è che quando papà ti manda da sola, trovi marito. Adagio patriarcale.

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