Da via Montenapoleone alle capitali estere: 200 anni di Cova

Un libro sulla storia della pasticceria di lusso milanese

    Milano (askanews) - Duecento anni di storia portati con fierezza, in cui il senso profondo del lavoro e il piglio allegro di una famiglia unita lo hanno reso un brand iconico del lusso. La pasticceria Cova è per Milano un simbolo, un punto di riferimento nella centralissima via Montenapoleone intorno cui negli anni si è ritrovata molta della borghesia meneghina e che porta nel mondo tradizione e qualità del cibo artigianale italiano. Ora questi primi 200 anni di storia sono diventati un libro, Cova appunto, scritto da Paola e Daniela Faccioli con fotografie di Giovanni Gastel, che è stato presentato nel cortile della pasticceria, disegnato dal Piermarini lo stesso del Teatro alla Scala. A snocciolare aneddoti e ricordi oltre alle autrici e al fotografo anche Mario Faccioli, l'ex proprietario, papà di Paola e Daniela.

    "E' iniziato che io da garzone di salumeria sono diventato diventato direttore del Salumaio di Montenapoleone poi l'ho comprato in società. Dopo i cinesi volevano non solo il salato ma anche il dolce e c'era il Cova che era messo male, era vecchio e sporco. E mi sono detto: quasi quasi me lo compro e lo rilancio. E così è stato. E' stato inizialmente con dei grossi sacrifici poi quando ha iniziato a girare come ora con i figli e la famiglia è stato bellissimo".

    Ai tavoli del Cova, in questi 200 anni, sono passati artisti, musicisti, scrittori come Puccini, Visconti, Hemingway che citò la caffetteria in due dei suoi romanzi più famosi. Ma qui i volti a cui sono più affezionati sono quelli che immancabilmente al mattino affollano il bancone, come racconta Paola: "Ci sono tantissime persone ma quelli che entrano la mattina, gli habituè come ci piace chiamarli, sono un po' degli amici oltre che dei clienti e questa è una bella sensazione perchè sembra proprio di invitare a casa degli amici".

    Cinque anni fa per la pasticceria Cova c'è stato un passaggio chiave: i francesi di Lvmh la spuntano su Prada e rilevano l'80% della proprietà. Il restante 20 resta a Paola, attuale ceo e alla sorella, che continuano a gestire nei minimi dettagli tutto il business. "E' stato un passaggio naturale, direi, una necessità nostra di guardare avanti e di espandere il nostro brand ben consci di non poterlo fare da soli. Dopo 5 anni sono contenta come il primo giorno perchè è una bella avventura, è un gruppo serio che ama l'esperienza e l'artigianalità italiane, è come continuare la nostra storia".

    Dal 1994 la pasticceria di via Montenapoleone ha avviato la sua espansione all'estero partendo dall'Asia, dove la difficoltà più grande è stata quella di trasferire la nostra cultura del caffè a un popolo che beveva solo tè. C'è stata poi anche una apertura a Montecarlo e ultima in ordine di tempo, almeno per ora, l'apertura a Dubai: "L'esperienza negli Emirati è stata bellissima, perchè è un mondo che ama il lusso e la qualità e seppur culturalmente diverso è un mondo che ci ha accolto molto bene. Addirittura siamo riusciti a trasferire il nostro modo di bere il caffè al bancone e abbiamo avuto tanti clienti arabi che in piedi davanti al bancone bevevano il caffè e questo è stato molto divertente".

    E se ogni giorno nelle cucine delle pasticcerie Cova si lavora per sorprendere i palati dei clienti con nuove proposte, c'è un dolce che resta il simbolo di questa storica caffetteria milanese: "Sicuramente il panettone, nel periodo di Natale, che stiamo cercando di destagionalizzare rendendolo amico per tutto l'anno".

    A cura di Askanews