Il Canzoniere Grecanico Salentino torna a Roma il 1 gennaio

Concerto in piazza Bocca della Verità

    Roma, (askanews) - "Un ricco raccolto" di musica e canzoni, come lo ha definito il Guardian, che trascina il pubblico in un viaggio affascinante nella cultura della Grecìa salentina: è "Canzoniere", il nuovo album del Canzoniere Grecanico Salentino, realizzato tra Lecce e New York. Un disco in cui la storica formazione pugliese ha esplorato un sound più contemporaneo e il cui singolo "Lu Giustacofane" è stato nominato nella categoria "Best World Music Song" per il Round Glass Awards, prestigioso riconoscimento internazionale riservato ai musicisti più attenti ai temi sociali e ambientali. La premiazione si terrà il 26 gennaio a New York.

    Dopo un lungo tour italiano ed europeo che fra novembre e dicembre ha fatto tappa a Roma, Parigi, Berlino, e Londra, i maestri della pizzica tornano nella capitale per salutare l'arrivo del nuovo anno partecipando con la Fondazione Romaeuropa alla Festa di Roma, in un grande concerto gratuito a Piazza Bocca della Verità dalle ore 19.30 alle 21.00 del 1 gennaio.

    Il nuovo disco, scritto dal leader della formazione Mauro Durante assieme a numerosi musicisti che lavorano nella Grande Mela, fra cui Joe Mardin e Scott Jacoby, è un salto verso sonorità più moderne, senza perdere il legame con la tradizione ma con groove molto potenti, dall'effetto quasi elettronico. Il legame con il griko, il dialetto bizantino della Grecìa salentina, è presente nel titolo del brano "Aiora", che significa "altalena", e si riferisce a un antico rituale di origine greca, come ha spiegato Durante:

    Aiora era un culto dell'antica Grecia che simboleggiava la sospensione e la ricerca dell'equilibrio, il passaggio, nel caso delle donne dall'infanzia all'età adulta e quindi trovare la propria posizione nel mondo anche con la paura di lasciarsi andare. Il rituale era complesso nell'antica Grecia in passato derivava anche in alcuni suicidi, perché ci si lasciava penzolare da queste funi appese a degli alberi. E questa fune ricompare anche nel rituale del tarantismo nostro, in cui si appendevano queste funi al soffitto e le 'tarantate' si lasciavano penzolare un po' a simulare un ragno sulla sua ragnatela".

    "Oggi la donna che canta dice che non sa cosa fare della sua vita non sa il suo ruolo se continuare a tenersi a quelle catene che la soffocano o lasciarsi andare e cadere nel vuoto. E sicuramente le fasi di passaggio della ricerca dell'equilibrio sono tematiche importanti per noi".

    A cura di Askanews