L'ultima innocenza

Giuseppe Fantasia

La recensione del libro di Emiliano Morreale, Sellerio, 224 pp., 16 euro

Libertà d’invenzione – quando parla di sé – e divieto d’inventare – quando racconta fatti realmente accaduti con persone dalle biografie così strampalate da sembrare verosimili. Sono le “regole” del protagonista di questo libro con cui Emiliano Morreale fa il suo esordio nell’opera narrativa. Per l’occasione, si trasforma – ma probabilmente lo è sempre stato – in un appassionato frequentatore di sale d’essai periferiche e leggendarie come il Cinema Lubitsch di Palermo, in un archivista di una cineteca romana e in uno studioso e professore in sedi universitarie di provincia. Guarda e ci fa guardare il tutto da lontano e poi da vicino, persino vicinissimo, come se fosse una telecamera che inquadra, restringe, allarga e mette a fuoco, includendo, allontanando, attraendo di nuovo per finire con l’escludere e coinvolgere ancora, facendoci capire che tutto, in realtà, sta insieme e ogni cosa ha un senso.

   

Quando sembra non averlo più, è lì che subentra la Storia, quella vera, che è poi un racconto di storie diverse con un’anima propria dove il paesino mafioso è “un luogo normale” e una capitale come Roma “è una città di borgate e di avanguardie”, fatta di pittori, scrittori, galleristi e teatranti le cui vite sono un gioco capace di trasformare le arti “in un’ingenua rivolta”.

  

C’è un regista che si fa chiamare con la sua iniziale (W.) – “sopravvissuto di un mondo che aveva deciso di essere e superstite di un altro” – e un’attrice del cinema muto (Dorothy Gibson) che, poco prima che il Titanic affondasse, giocava a bridge avvolta da uno splendido abito di seta bianca, la stessa donna che riuscì ad evadere anni dopo da San Vittore con Indro Montanelli, suo compagno “d’avventure”. Ci sono poi il figlio di un boss siciliano che “fa il cinema, felice” mentre il padre vende gli alleati a Riina, un padre che conquista ricchezza e successo sotto il nazismo e un altro figlio dell’unico regista processato per crimini contro l’umanità, trasformatosi poi nel più grande cacciatore di nazisti d’Europa.

 

Realtà e finzione si confondono con attori e attrici di cui resta poco o niente, “con i film della nostra vita, i film delle vite degli altri o della vita di nessuno”, ma anche con l’arte e la sua logica di sogno e follia, tra sigarette e fumo, esercizi respiratori e sedute di yoga pranayama. Tutti noi abbigliamo una controfigura che mandiamo nel mondo e che è il nostro unico essere – ricorda l’autore – ma sono davvero in pochi coloro che osano farsi fino in fondo creatori di sé. Come non amare un libro così? 
 

L’ultima innocenza
Emiliano Morreale
Sellerio, 224 pp., 16 euro

Di più su questi argomenti: