Ragazze perbene

Cristina Marconi

La recensione del libro di Olga Campofreda, NN Editore, 224 pp., 18 euro

L’educazione fisica e morale delle fanciulle nella provincia italiana è una scienza esatta. Le aspettative sono alte, i giudizi implacabili e la ricompensa magra: successo sociale, benevolenza generale, a volte una vita tranquilla, in casi rari addirittura felice. Funziona di rado, ci si adegua quasi sempre. Per i corpi e i caratteri non conformi la crescita non può che passare attraverso la ricerca di uno spazio diverso, di una geografia meno asfissiante di quella di Caserta o di mille altri centri medi o piccoli. Ci vuole una città più grande, magari straniera come per Clara, una che appena atterra in Italia “torna a essere una bambina dedita all’ombra, quella che non brilla per bellezza ed eccellenza, ma si nasconde perché nessuno si accorga di lei”. Una dimensione, l’anonimato, che per lei da sempre corrisponde alla libertà e che Londra, l’anti provincia per eccellenza, le concede senza chiedere troppo in cambio se non lo sforzo per mantenersi e la scaltrezza necessaria per muoversi nella “società segreta di Tinder” o di qualche altra app di incontri. In Ragazze perbene, romanzo di esordio di Olga Campofreda, il racconto parte dall’eccitazione che circonda un evento simbolico come il matrimonio della ex migliore amica Rossella, opposto perfetto di Clara, una che “come tutte le brave ragazze ha detto di sì al suo fidanzato storico”. Ma qui non è il rapporto di amicizia a essere sotto la lente: Campofreda osserva i movimenti che increspano la superficie fragile di una cittadina cresciuta all’ombra di una reggia che fissa standard di altezza e di gloria passata per tracciare l’identikit di una società stagnante e soddisfatta, prevedibile e irriformabile, in cui nessuno, neppure i guardiani spesso amorevoli del conformismo, riescono a trovare spazi di vitalità, occasioni di respiro. “Di fatto va bene così, non è che si fa troppo per cambiare, perché l’importante è dire: far sapere”, scrive l’autrice con la sua prosa analitica ma morbida, elegante e mai scarna, nell’analizzare il compromesso scelto dalla protagonista e nello svelare, con qualche colpo di scena, i compromessi degli altri. “La famiglia nella mia lingua mette i lacci e a volte stringe così tanto che ti restano addosso i segni. Li nascondi sotto strati di vestiti nel luogo gelato dove sei scappato per sentirti libero”, scrive, in un libro che affronta due temi cari alla scena letteraria – esperienza femminile e provincia – con intelligente, rinfrescante radicalismo.

  

Ragazze perbene
Olga Campofreda 
NN Editore, 224 pp., 18 euro

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