una fogliata di libri

Metodi per sopravvivere

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Guðrún Eva Mínervudóttir, Iperborea, 192 pp., 17 euro

Ogni volta che le persone mostravano la loro natura contraddittoria io maturavo e diventavo un pochino più adulta. Sotto la superficie ferma prendeva forma la mia capacità di comprendere. Niente a che vedere col giudicare gli altri, secondo me. Era solo un metodo per sopravvivere”. A parlare è Hanna, adolescente islandese con un rapporto problematico con il cibo e la tendenza alla riflessione, che si imbatte quasi per caso in Aron Snær, ragazzino undicenne che diventa il centro gravitazionale della sua vita – e non solo la sua. E’ proprio questo bambino apparentemente fragile, abbandonato dal padre e con una madre ricoverata in un ospedale psichiatrico, che con la sua purezza e spontaneità riesce a lasciare un segno, delicato e allo stesso tempo inteso, nella vita delle persone che incontra. Oltre ad Hanna, a cui il ragazzino viene affidato dai servizi sociali per fargli da referente, Aron entrerà in rapporto con Borghildur, vedova con figli ormai grandi e lontani che si offre di ospitarlo nella sua casa e Arnì che, accompagnato dal suo fedele labrador Alfons, dalla vitalità cinetica, cerca di trovare il suo posto nel mondo rincorrendo un amore impossibile. Sono tre satelliti, tre isole senza connessioni che ben rappresentano la solitudine in cui spesso ci si racchiude e che vede uno sfondo perfetto nella città di Reykjavik, fotografata alla fine dell’estate, nel suo cominciare a prepararsi al virare dei colori e all’inizio del lungo inverno. Un’atmosfera sospesa in cui Arnì, Hanna e Borghildur cercano di resistere alle particolari sfide dell’esistenza e a una strutturale infelicità accogliendo l’imprevisto – il piccolo Aron Snær– e lasciandosi in qualche modo cambiare. Un bambino quasi fiabesco, non privo di stranezze, che però permette a ciascuno di loro di poter osservare la propria condizione in modo diverso, di cambiare anche solo per un attimo il punto di vista. In questo viaggio alla riscoperta di se stessi e del nuovo che sempre riaccade hanno un posto speciale le parole, che possono cambiare nel profondo, che offrono nuovi squarci, che “celano la promessa di qualcosa di straordinario”. “Aron e io ci scambiammo un’occhiata e per un attimo non fummo quello che eravamo, ma immobili e infiniti come il fondo del mare, o una galassia”. Uno sguardo che per un istante è squarcio in cui potersi incontrare, dove si può entrare in connessione con l’altro e sentirsi vicini davvero. Come l’acciuga in copertina che dalle profondità del mare arriva a toccare la luna, ancorata al cielo come a una promessa.  

  

Metodi per sopravvivere
Guðrún Eva Mínervudóttir
Iperborea, 192 pp., 17 euro

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