Una fogliata di libri

Dietro le quinte della polizia

Giulio Silvano

La recensione del libro di Georges Simenon edito da Adelphi (281 pp., 16 euro)

"Capisce signor commissario, quello che interessa ai nostri lettori non è l’organizzazione della Polizia giudiziaria, di cui i quotidiani hanno parlato spesso, ma i lati oscuri di un’istituzione dove, se posso permettermi, vengono lavati i panni sporchi di Parigi”, fa dire Georges Simenon a un personaggio, un ex giornalista, che il commissario Maigret incontra in una delle sue inchieste, Maigret si difende, del 1964. Simenon ha potuto usare bene, e molto, il palazzone al numero 36 di Quai des Orfévres, sede sia della Polizia giudiziaria che della procura, per i suoi gialli di incredibile successo, solamente dopo aver pubblicato alcune avventure del suo commissario. Non subito. All’uscita dei primi titoli, molti che conoscevano i meccanismi della polizia alzarono il sopracciglio di fronte alle investigazioni di un Maigret che non si conformava per niente alle procedure reali, ai processi del vero funzionamento della macchina poliziesca francese dell’epoca.

 

Come un Salgari che racconta l’India senza esserci mai stato, Simenon descriveva inchieste senza aver mai messo piede in questura. Così, per aiutarlo o forse per fare giustizia alle forze dell’ordine, l’allora direttore della giudiziaria, Xavier Guichard, invita il giovane Simenon a visitare le stanze dove vengono interrogati i sospetti e dove gli agenti conducono le loro investigazioni, perché possa “correggere il tiro”, come scrive Pierre Assouline nella sua biografia dell’autore belga. Sono gli inizi degli anni Trenta e il giovane Simenon sfrutta l’occasione per scrivere dei reportage sul Quai, sugli arresti e sul trasporto dei forzati da La Rochelle verso l’Île du Diable.

 

Quello che il giovane Simenon vede diventerà fondamentale per correggere il suo immaginario della polizia e per continuare a portare avanti la scrittura dei Maigret fino agli anni Settanta. Non assomigliano a Sherlock Holmes, scrive, “sono perlopiù dei bravi borghesi che la domenica vanno a pesca e aspettano la pensione per trasferirsi in campagna e coltivare il proprio giardino”. E ancora: “Non parlano mai di intuizione o di fiuto”. 
Dopo i testi sui viaggi in giro per l’Europa, a Tahiti o in barca nel Mediterraneo, continua, con Dietro le quinte della polizia, il lavoro di Adelphi nel raccogliere i reportage di Simenon. Benché lui abbia sempre considerato il lavoro giornalistico come uno strumento per guadagnare qualcosa per avere poi il tempo per scrivere libri, questi testi rientrano senza dubbio nel reame della letteratura. 

   

Georges Simenon
Dietro le quinte della polizia
Adelphi, 281 pp., 16 euro

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