Una fogliata di libri

Pietra e ombra

Alessandro Mantovani

La recensione del libro di Burhan Sönmez edito da Nottetempo (368 pp., 18,50 euro)

E’ una prospettiva straniante per un lettore europeo leggere il Novecento tra le pagine di Pietra e ombra, l’ultimo romanzo del turco Buran Sönmez, che copre quasi l’intero arco del secolo breve, sconfinando ai primi anni del nuovo millennio. La narrazione, costruita mediante una tecnica di intreccio che spariglia e ingarbuglia anni e luoghi, attraversa quattro generazioni, tenendo come cardine il protagonista: un intagliatore di pietre tombali di nome Avdo.

 

Orfano, allevato nel villaggio di Mardin da un altro intagliatore che insieme alla sua arte gli consegna anche una smisurata conoscenza, Avdo Usta (appellativo che significa “artigiano”) travalicando la parte di protagonista, assume un ruolo di testimonianza e custodia di un sapere dal sapore mistico, conservando e narrando gli arcani della realtà in un mondo che si dirige di gran carriera verso il disincanto.

 

Come perseguitato da un fato oscuro, la sua storia d’amore con Elif – amore disperato, irrealizzato e idealizzato – lo condurrà alla prigionia e poi all’isolamento volontario nel cimitero di Merkez Efendi ai margini di Istanbul, mentre la sua natura di gavsono (termine assiro per indicare il migrante) lo porta a diventare il centro gravitazionale di un mosaico di altri personaggi che incrociano il suo cammino. Così, attraverso Perihan Sultan, famosissima cantante di Istanbul, il diario dell’Uomo dai Sette Nomi, le avventure del Marinaio Biondo, la fuga della giovane Reyhan dalle persecuzioni della polizia politica, la narrazione assume un carattere polifonico e composito che tende sempre ad Avdo in una scompaginazione temporale costruita tramite ellissi narrative e flashback.

 

Se lo sfondo della narrazione è poi la Turchia del Novecento, da Atatürk all’oppressione dei regimi che ne hanno dominato la storia recente, dalle guerre mondiali, al rapporto con l’islam e il crogiolo di culture del Mediterraneo orientale – greco, assiro, turco, armeno, arabo –, è altrettanto vero che le citazioni poste in epigrafe al romanzo tratte da Omero e Gilgamesh fungono da bussole speciali per cogliere la temperatura del testo, tenuta in piedi anche da una dizione spesso solenne e sentenziosa, in particolar modo dei dialoghi. La realtà, ricorda Sönmez con gli occhi di Avdo Usta, non è un mero insieme di fattori storici, ma è percorsa continuamente da forze singolari e inspiegabili, da mutamenti di sorte e destini inappellabili cui corrispondono altrettante virtù umane atte alla sopravvivenza: ostinazione, racconto, speranza.

      

Burhan Sönmez
Pietra e ombra
Nottetempo, 368 pp., 18,50 euro

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