Il santo

La recensione del libro di V.S. Pritchett, Adelphi, 194 pp., 14 euro

Il santo raccoglie quattro racconti che rivelano la grande capacità di V.S. Pritchett di trasformare fatti banali in storie, sapendo ritrarre con ironia – e spesso con crudeltà – le passioni e i sogni della classe media, introducendo il grottesco o il surreale come elemento di svolta nella trama. Non a caso, Pritchett è considerato uno dei grandi maestri del racconto, addirittura l’inattesa reincarnazione novecentesca di Charles Dickens. 

Il racconto che dà il titolo alla silloge (pubblicata da Adelphi nella traduzione di Paolo Dilonardo) è una breve, fulminante, storia di presa di coscienza. Il protagonista è un diciassettenne che inizia a dubitare della veridicità del credo religioso professato dalla famiglia, secondo il quale il male e la sofferenza non esistono perché Dio non li permetterebbe. Questo sostiene la Chiesa dell’Ultima purificazione, nata a Toronto, attraverso il suo guru Mr. Timberlake, che viene invitato dagli zii del ragazzo per sciogliere i dubbi del nipote proprio sull’origine del male – chiamato Errore, dai fedeli – poiché malattie, disagio economico e dolore sono solo un inganno dei sensi che la preghiera provvede a cancellare.

“Al ritorno di mia figlia” è un racconto lungo, pieno di personaggi che attorniano Hilda Johnson, la donna reduce da una presunta prigionia in Giappone durante la Seconda guerra mondiale. Ma qualcosa non quadra nel suo racconto affidato alla stampa e lentamente emerge un’altra verità fra attese vane e delusioni inattese. 

“La caduta” è il ritratto crudele e impietoso di Peacock, un timido contabile ossessionato dal fratello, un attore famoso all’ombra del quale ha sempre vissuto, incapace di trovare la propria vocazione, schiacciato dal peso sociale di chi non si sente degno di alcuna considerazione altrui, finendo inevitabilmente per mettersi in ridicolo.

Infine, ne “La bella di Camberwell”, quarto e ultimo racconto, siamo nel mondo degli antiquari. Dietro l’apparenza di tranquilli negozianti d’élite, si celano uomini divorati dalla cupidigia, dal desiderio nascosto di possedere un oggetto in particolare, per cui farebbero qualunque cosa. Racconto dopo racconto, Pritchett tratteggia un piccolo mondo crudele, ma ciò che colpisce è la forza con cui i suoi personaggi vengono fuori dalla pagina, grazie a dialoghi azzeccati che colgono i sentimenti e talvolta, lasciano ci lasciano in bocca un sapore amaro di vita vissuta. E sprecata. (Francesco Musolino) 
  

Il santo
V.S. Pritchett 
Adelphi, 194 pp., 14 euro

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