Berlino è casa

Enrico Paventi

La recensione del libro di Giuseppe Culicchia, Laterza, 160 pp., 16 euro

Sollecitato in primis da alcune infatuazioni di carattere letterario, il narratore, saggista e traduttore torinese ha intrapreso – ormai diversi anni fa – un viaggio alla scoperta delle tante Berlino che compongono le innumerevoli facce della metropoli tedesca ridiventata, a seguito della caduta del Muro e della riunificazione della Germania, la capitale della Repubblica federale.

 
Culicchia pone anzitutto in rilievo come, nella città tornata al centro dell’Europa, ogni cosa sembri convivere con tutto e il suo contrario: attraversare Berlino significa dunque proiettarsi nel passato, nel presente e nel futuro, avvertire in maniera vividissima la compresenza di quei tre piani temporali, percepire la debordante energia dei suoi ambiti, osservare i contrasti stridenti e le inattese armonie che ne caratterizzano i contesti più disparati.

 
Girando per la città, per i luoghi celeberrimi come per quelli sconosciuti ai più, di fronte alla gigantesca mostra permanente di Urbanistica, Storia e Architettura che essa ci offre, si avrà dunque l’impressione di avere a portata di mano una sintesi soddisfacente del “Secolo Breve” e, nel contempo, la possibilità di gettare un’occhiata al mondo che sta per manifestarsi. 

 
E’ infatti indubbio, al riguardo, come Berlino continui a portare su di sé le cicatrici del Novecento. La rediviva capitale sembra però essere stata anche in grado di guardare oltre le residue tracce e rovine risalenti all’ultima guerra mondiale, che si alternano perciò a strabilianti edifici di recentissima costruzione mentre altrove si impone incontenibile la sensazione di trovarsi ancora nella Ddr.

 
E’ tuttavia interessante notare come, secondo Culicchia, vi prevalga quasi ovunque l’impressione di una città ospitale, tollerante, vitalissima e paziente che tende a mettere il visitatore immediatamente a suo agio facendolo sentire, appunto, “a casa”: un contesto urbano, cioè, che non ha mai nascosto la propria, spiccata predilezione per il multiculturalismo, giacché sembra considerare l’incontro tra le culture più diverse tanto un bene da tutelare quanto una ricchezza alla quale attingere.

 
Con l’ausilio di una prosa essenziale e incisiva, connotata dalla rapidità del ritmo e dalla ricchezza del lessico, l’autore descrive la “sua” Berlino come se ci guidasse alla visita di un appartamento i cui diversi ambienti – dall’ingresso al soggiorno, dallo studio al bagno fino al ripostiglio – costituiscono tanti piccoli mondi nei quali la narrazione trova sovente espressioni assai felici e mette a disposizione del lettore un gran numero di spunti suggestivi.         
                                                                                                                             
                                                                                                                                                               
Berlino è casa
Giuseppe Culicchia
Laterza, 160 pp., 16 euro

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