una fogliata di libri

Colpa e tempo. Un esercizio di matematica esistenziale

Alessandro Mantovani

La recensione del libro di Eugenio Mazzarella, Neri Pozza, 112 pp., 14 euro

Alle origini di entrambe le tradizioni culturali che hanno costituito l’occidente (quella greco-latina e quella giudaico-cristiana) troneggia il concetto di “colpa”. Che fosse per la celebre “tracotanza” greca oppure per il “peccato” cristiano, sulla condizione umana ha sempre gravato l’idea di errore, male, macchia.

 
Per Eugenio Mazzarella, ordinario di Filosofia teoretica a Napoli, la presenza di tale elemento va ricercata nella dimensione di finitezza fisica di cui l’uomo fa esperienza. Prima ancora che del mondo infatti, l’essere umano attraverso la figura del cadavere e l’idea della morte, sviluppa una coscienza di sé legata al proprio limite, guardando alla vita che possiede come a qualcosa che lo rende debitore, “un prestito che non si può restituire perché restituirlo vorrebbe dire estinguersi”. E’ questo debito, poi, che fin dalla mitologia adamitica viene percepito in duplice forma: da un lato in qualità di affermazione di sé (intesa come conoscenza di sé e del mondo) e dall’altro come conseguente distacco da una diversa idea di unità, dai caratteri numinosi e sacri. Ecco allora che è proprio la separazione da un “paese del vivente” divino e immutabile a provocare i sensi di debito e di colpa che strutturano il rapporto tra umano e sacro. 

 
Per Mazzarella la colpa è infatti riconducibile persino lessicalmente a un’idea di “spinta” (dal greco kello, “spingo”), spinta a entrare “nel tempo e nella storia” che è certamente il presupposto dell’esistere, ma insieme anche “la condizione di possibilità di ogni fallibilità dell’uomo”. La “volontà-di-esistere” di una coscienza è dunque ciò che la porta a voler affermarsi, a sapersi, provocando un salto di stato che dà forma al rapporto tra uomo e dio; ed è proprio in questo salto, insieme esistenza e condanna, che si annida la percezione della colpa.

 
Rileggendo la tradizione veterotestamentaria della Genesi e dei profeti, passando poi agli sforzi paolini nel dare una possibilità di redenzione alla colpa dell’esistere, fino all’universo dei moderni, metallico e freddo, in cui con Nietzsche “Dio è morto” e con Heidegger l’idea di Esserci  immette in una prospettiva di solitudine e isolamento rispetto al sacro, Mazzarella illustra come il percorso del pensiero occidentale, pur avendo tentato di scrostarsi di dosso le ruggini delle religioni, non riesca a concepire un’esistenza al di fuori di un nesso tra coscienza, distacco, colpa e conoscenza; poiché spezzare tale legame, implicherebbe perdere l’intera esperienza umana.

 

Colpa e tempo. Un esercizio di matematica esistenziale
Eugenio Mazzarella,
Neri Pozza, 112 pp., 14 euro

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