La recensione del libro di Yari Bernasconi e Andrea Fazioli, Gabriele Cappelli editore, 144 pp., 16 euro
Che cosa succede a un luogo quando non ci siamo? Rimane uguale, o senza di noi si sposta? Cambia? Esiste ancora? A queste domande non si può rispondere: vivere vuol dire accettare il mistero. Un luogo però si può osservare, provando a tenere traccia di come si muove il vento sulla sua superficie, di come si muovono le persone, di come il tempo, atmosferico e non, dialoga con le sue pareti metaforiche. Se partiamo per esempio dal presupposto che le pareti di una piazza sono i suoi palazzi, il pavimento è il selciato, il soffitto è il cielo, ecco che una panchina libera è la poltrona più giusta per metterci a guardare, soprattutto se lì davanti passa molta gente, a tutte le ore.
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