una fogliata di libri

Disegnare, la formula di Freud

Rinaldo Censi

La recensione del libro di Gianluca Solla, Orthotes, 216 pp., 20 euro

Ricordiamo tutti la storia del piccolo Hans, pubblicata nel 1908 da Sigmund Freud. Uno dei primi casi clinici da lui editato, insieme a quello di Dora. Figlio di amici, il bambino ha cinque anni (il suo vero nome è Herbert Graf, diventerà un famoso produttore teatrale di opere liriche). Ricordiamo il disagio per la nascita della sorellina, la figura edipica, le macchie nere, la masturbazione (la “stupidaggine”), l’ossessione per i cavalli, la vasca da bagno svitata, e il “fapipì” che cadenza il testo. Curiosamente, l’edizione Feltrinelli del caso clinico, tradotta da Michela Marcacci, riportava “favivì”. Ovvio: come trascrivere le parole di un bimbo di cinque anni?

 

Una delle particolarità di questo caso, ricordata nel libro di Gianluca Solla, è piuttosto nota, ed è legata al fatto che Freud abbia incontrato il piccolo Hans una sola volta. E’ grazie al padre, per suo tramite, che egli studia e approfondisce il caso. Grazie alle annotazioni e i disegni che gli consegna. Sono quelli che fissano le immagini dei sogni di Hans. Il padre ascolta e impugna la matita, consegnando tutto a Freud. Anche se, in almeno in un’occasione, l’intervento del bimbo sarà di decisiva importanza, ricorda Solla. C’è per esempio quella giraffa vista allo zoo di Schönbrunn. Come disegnarla? “Il padre schizza i tratti di una giraffa: corpo tozzo, collo lungo, una testa appena abbozzata, senza occhi né bocca. Eppure quando corregge il disegno, il figlio non lo fa per aggiungerle una bocca o degli occhi. A questa giraffa cieca e muta il piccolo Hans aggiunge un “fapipì”. E’ appena un tratto sottile, sotto il ventre dell’animale. Questo tratto Hans lo ritocca ancora una volta per allungarlo: due tratti per farne uno, ma bello lungo. Del resto, Hans gli animali li ammira e li teme. Lo fa perché gli ricordano il padre, ci dirà Freud”. 

   
Come potete verificare, la felicità di analisi è anche felicità di scrittura. Il passo che abbiamo riportato è solo l’ouverture che introduce nel vivo del caso. Ed è solo uno dei tasselli di questo libro rimarchevole. Macchie che schiudono l’invenzione, geroglifici di difficile decifrazione (il cui significato può restare latente), schemi che definiscono il “dispositivo” psichico, mappe per orientarsi o perdersi, come nel caso dell’Uomo dei topi. Le immagini costellano gli scritti di Freud. Possono aiutare a comprendere la vita psichica. Sostengono insomma l’invenzione della psicoanalisi.   

  
Disegnare, la formula di Freud
Gianluca Solla
Orthotes, 216 pp., 20 euro

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