Una fogliata di libri

Charleston. Storia di una grande famiglia travolta dalla Shoah

Enrico Paventi

La recensione di Enzo Fiano, Guerini e Associati, 231 pp., 18,50 euro

"La vita, la mia almeno, sembrerebbe essere un insieme di variazioni, a volte (solo apparentemente) di più temi, non tanti però, da inseguire, da smascherare, confusi in un cespuglio intrigante pieno di nodi nascosti, in una trama che a volte non so più districare, di suggestive apparenze di memorie. Può accadere, accade, che queste variazioni si allontanino, l’una dopo l’altra, lentamente, dal tema originale”. Il passo citato illustra in maniera estremamente chiara ed efficace tanto il contenuto quanto la forma di Charleston: un lungo monologo, una vicenda corale che si snoda nel corso di alcuni decenni e che Enzo Fiano ci narra prendendo a modello la celebre struttura alla base di tante composizioni musicali. Perché di questo si tratta: l’autore espone dapprima il motivo principale – la storia della propria famiglia – per rielaborarlo in seguito attraverso undici variazioni, undici movimenti che gli consentono di trasformarlo e, nel contempo, di arricchirlo. Va osservato, al riguardo, come il testo sia costituito tanto da un gran numero di ricordi contorti e aggrovigliati quanto da lucide riflessioni capaci – gli uni e le altre – di gettare la propria luce anche sui momenti più bui del Novecento: sul fascismo, la persecuzione antisemita, lo sterminio. Periodi che hanno segnato la storia d’Italia e impresso un segno indelebile sulle esistenze di quanti li hanno vissuti: un’onda impetuosa che ha travolto milioni di persone e un intero continente.  Occorre inoltre sottolineare come questo memoir si caratterizzi per la ricchezza del lessico – in particolare dell’aggettivazione –, la scorrevolezza della prosa e la lunghezza dei periodi, ai quali la serrata punteggiatura conferisce un ritmo sincopato e incalzante. Emerge, nel contesto della narrazione, la costante presenza della musica: da Bach a Mahler, da Beethoven a Brahms, da Horowitz a Richter fino a Evans e Tatum, è una componente che non rappresenta solo passione, studio e mestiere ma anche uno stimolo incessante, un punto di riferimento e confronto. Destinata a rimanere al centro della vita dell’autore la musica viene suonata, amata, ascoltata, elaborata.
Non bisogna infine trascurare il problematico rapporto di Fiano sia con le radici ebraiche che con Israele: una terra il cui bellissimo ricordo, risalente agli anni Settanta del secolo scorso, non può tuttavia indurlo a ignorare i conflitti scoppiati negli ultimi anni e le perenni tensioni che ne avvelenano la quotidianità. Un paese bagnato dal Mediterraneo che appare peraltro non troppo dissimile dai luoghi nei quali l’autore ha trascorso le lunghe vacanze estive della sua infanzia: quel litorale situato tra Viareggio e Forte dei Marmi, con la sua luce calda che sembra abbracciare e proteggere ogni cosa. 

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