L'estate che resta

Giuseppe Fantasia

La recensione del libro di Giulia Baldelli, Guanda, 445 pp., 19 euro

"La pelle ha un odore suo, un’identità”. E’ la prima cosa che Giulia, dieci anni, impara da Cristi, che di anni ne ha tre in meno. Quell’odore non ha niente a che vedere con il pane appena sfornato o con il profumo dentro a una boccetta, ma “è bellissimo” e per toglierlo non sarà sufficiente “né l’acqua pesante di agosto, né la cattiveria piccola di chi si sente minacciato”. Quell’odore, come il colore della pelle di Cristi – che per le altre del paesino marchigiano dove arriva nei mesi estivi è come il colore del latte, per lei della luna – resterà impresso nella mente di Giulia a lungo facendole scoprire, nel tempo, che “la dimenticanza si può imparare”, che tornare indietro potrebbe essere una soluzione ma è spesso impossibile e che le definizioni, anche se non interessano, “sono fondamentali, perché rappresentano la sopravvivenza”.

 

Con questo suo esordio disturbante quanto fascinoso, Giulia Baldelli (1979) ci porta negli anni 90 dove tutto o quasi aveva un altro sapore, colore e odore, appunto. Le sue frasi ben costruite fanno parlare Giulia, la bambina “con le braccia piene” e “il viso tondo” che dovrà occuparsi di quella di Bologna, bionda, fragile e vulnerabile, “magra e con le occhiaie violette”, perché la madre che la scarica ogni volta dal taxi come una valigia è sempre alla ricerca delle sue soddisfazioni personali per curarsi di lei. L’estate calda non sarà l’unico fattore a confondere la mente e il cuore di Giulia – che la scruta d’istinto, in penombra, ragionando per differenze – perché in un posto così piccolo, “è facile sapere chi non si è” e, soprattutto, “cosa non si ha”. Nell’incanto dei giochi d’infanzia di quattro estati, ci sarà un bacio e la nascita di un sentimento perturbato dall’arrivo di Mattia, biondo come Cristi, l’inizio di un triangolo che andrà a condensare la forza dell’amore restituendole un senso assoluto. Passano gli anni, le due si rivedono “nell’arancio autunnale dei portici di Bologna” e davanti a lei, Giulia si sente sempre goffa e ridicola. E’ una delle conseguenze dell’amore, soprattutto se non corrisposto come si vorrebbe, ma non c’è nulla da fare.

 

“L’innamoramento è sempre un’esperienza estrema: quando ci si innamora, l’altro diventa un’ossessione”, scrive Ian McEwan in uno dei suoi libri cult, L’amore fatale (Einaudi). Si può essere molto deboli nell’amare chi per natura non ti appartiene, risponde l’autrice. Ci sarà sempre chi aspetterà invano, ma in alcuni casi la cosa migliore è lasciar andare via quell’amore impossibile e abbandonarsi a quello che la vita ha scelto per noi.  

   

L’estate che resta 
Giulia Baldelli
Guanda, 445 pp., 19 euro

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