una fogliata di libri

Sulla riva del mare

Francesco Musolino

La recensione del libro di Abdulrazak Gurnah, La nave di Teseo, 384 pp., 20 euro

L’assegnazione del Nobel allo scrittore tanzaniano Abdulrazak Gurnah ci ha costretto a spalancare gli occhi. Spesso ci tuffiamo fra le pagine di un libro per sfuggire dalla realtà ed evadere, scivolando in altri mondi e destini, ma così facendo finiamo per dimenticare il reale potere dei libri, quella rivoluzionaria capacità di cogliere i lati sommersi del mondo che ci circonda, affrontando i tabù culturali, dando voce agli invisibili e ai reietti, utilizzando la prosa per porre le domande più scomode e far riflettere il lettore. 

  

Classe 1948, originario di Zanzibar e docente alla Kent University di Canterbury, Garzanti ne aveva pubblicato alcuni titoli – tra cui Paradise, finalista al Booker Prize – ma all’indomani del premio ricevuto da Stoccolma, è stata La nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi ad aggiudicarsi l’intero corpus dei suoi romanzi (sono dieci, tutti in corso di traduzione), partendo con l’ultimo arrivato, Sulla riva del mare, tradotto da Alberto Cristofori.

  

Gurnah racconta una vicenda con un taglio kafkiano che principia seguendo le orme del sessantacinquenne Saleh Omar, un mercante di mobili di Zanzibar, richiedente asilo in Inghilterra. Si lascia alle spalle la sua terra, in mano a uomini spietati che usano il potere per costruire campi di concentramento e danno la caccia ai loro antagonisti con brutale efficienza, ma giunto all’aeroporto di Gatwick mostra un visto non valido – vittima del tranello di un nemico, Rajab Shaaban Mahmud – piombando in un incubo burocratico. Rifugiato in cerca di un nuovo inizio, gli verrà assegnato un interprete – Latif, il figlio di Rajab – un compagno di sventura, un’altra pedina sulla scacchiera del Caso: “Mi sento lo strumento involontario di un disegno altrui, il personaggio di una storia raccontata da qualcun altro”, dice  Omar.

 

Il tema della migrazione è centrale nell’opera di Gurnah, che in questo romanzo incrocia numerose storie, sovrapponendo i destini di due uomini fra il Canale della Manica e l’Oceano indiano, uniti dall’ironia del destino. Da una parte il dolore della memoria, il ricordo di Zanzibar fra i colori dell’infanzia e la violenza dei dittatori, dall’altra il lento ma inesorabile fluire del mare, trait d’union fra passato e futuro, passando attraverso un doloroso presente, uno spazio bianco in cui è fin troppo semplice perdersi e smarrirsi per sempre.   
   

Sulla riva del mare
Abdulrazak Gurnah
La nave di Teseo, 384 pp., 20 euro

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