Elaborazione grafica di Francesco Stati

una fogliata di libri

La donna che decise il suo destino

Alessandro Litta Modignani

La recensione del libro di Pier Luigi Vercesi. Neri Pozza, 303 pp., 18 euro

Davvero una vita da leggenda, quella di Cristina Trivulzio di Belgioioso, l’aristocratica protagonista del Risorgimento italiano, alla quale di recente il Comune di Milano ha dedicato una statua, nel 150° anniversario della morte. Nonostante le molte maldicenze, l’affascinante principessa non fu affatto una cospiratrice da salotto: fu presente di persona nei momenti più drammatici e rischiosi della storia italiana, dalle Cinque Giornate al tragico epilogo della Repubblica Romana. Fondò giornali, finanziò vari moti e tentativi di insurrezione, dette vita a grandi istituzioni benefiche, visse in esilio in Francia e in Anatolia. Pier Luigi Vercesi ricostruisce minuziosamente la biografia di una donna indomita e mai sottomessa, attraverso lo studio di un gigantesco archivio epistolare. I testimoni e i ritrattisti dell’epoca la descrivono come molto alta, bruna, dallo sguardo luminoso e dal pallore estremo; i detrattori e le spie parlano invece di una racchia allampanata, dagli occhi spiritati e l’aspetto cadaverico.

Di certo fece innamorare numerosi spasimanti, molti dei quali patrioti squattrinati in esilio, interessati al suo immenso patrimonio. Naturalmente, ebbe non poche difficoltà a farsi ascoltare, in un mondo politico quasi esclusivamente popolato di maschi: “I miei compatrioti sanno che troveranno in me una mente esplicita e un cuore risoluto, una che vede i loro errori e non ha paura di informarli a gran voce. Un’amica come me è molto scomoda e la gente è felice se le viene fornita l’occasione di appiattirla nella polvere senza aver l’aria di avervi avuto parte”. Dopo il disastro del ’48 Cristina fugge, si imbarca a Civitavecchia, raggiunge dapprima Malta e poi Istanbul. Nell’Impero ottomano crea un’azienda agricola in una località sperduta, affronta fra mille privazioni un viaggio a Gerusalemme, sopravvive miracolosamente alle coltellate di un aggressore. È ormai una donna debole e anziana, quando rientra a Milano e vede coronato il sogno dell’unità d’Italia. Muore nel 1871, in tempo per assistere alla caduta dell’odiato Napoleone III e al ricongiungimento di Roma alla madrepatria. Balzac, che la frequentò a lungo a Parigi, curiosamente descrive così Modeste Mignon, la protagonista di un suo racconto: “Straniera, figlia di una nazione schiava, angelo nell’amore, demone nella fantasia, fanciulla nella fede, venerabile nell’esperienza, uomo nella mente, donna nel cuore, gigante nella speranza, madre nel dolore e poeta dei vostri sogni”. Chissà mai a chi si sarà ispirato.

La donna che decise il suo destino
Pier Luigi Vercesi
Neri Pozza, 303 pp., 18 euro

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