Tutto questo potrebbe essere tuo

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Jami Attenberg, Einaudi, 264 pp., 19,50 euro

Alex correva. Correva per sfogare l’odio contro il padre, settantatré anni di disonestà e manipolazione. Per sfogare l’odio contro sé stessa, radicato già dall’infanzia grazie a un’impressionate gamma di influenze: cose che suo padre aveva detto o fatto, cose che sua madre non aveva né detto né fatto. […] Si disprezzava, si perdonava. Disprezzava i suoi, non li perdonava. Correva”. L’odio è uno degli effetti collaterali, forse il più diffuso, che Victor sta lasciando dietro di sé. Steso in un letto d’ospedale, incosciente dopo aver avuto un infarto e in condizioni disperate, viene visitato a turno dai membri della sua famiglia. Dietro di sé ha lasciato solo rancore e dolore, è stato un padre e marito tossico e manipolatore, coinvolto in atti criminali, violento contro gli altri, soprattutto le donne.

 

E dietro di sé ha lasciato anche un segreto, custodito per una vita dalla moglie Barbra, madre gelida e anaffettiva, che ha sopportato in silenzio i soprusi – perché “non puoi decidere chi amare” – e che ha portato il peso di quel segreto. Alex, loro figlia, è ossessionata dal voler scoprire la verità, certa che quel segreto sia la chiave per chiarire lati di sé nel rapporto con il padre. Capire per perdonare. Capire se perdonare. “Non ti perdono di avermi reso più pessimista sulla possibilità di bene in questo mondo” sussurra Alex al padre. Victor è e rimane un padre, un marito, una figura ingombrante con cui fare i conti ma da cui non si può sfuggire. I pensieri, la vita di tutti gravita attorno – ancora una volta e come sempre – a quell’uomo steso in un letto eppure capace di condizionare prepotentemente l’esistenza di ogni membro della famiglia.

 

Tutti hanno un’idea chiara di Victor, del Victor marito, padre e nonno, ma sembrano perdere in lucidità quando devono osservare loro stessi. Tutto diventa più sfumato, grigio. Hanno permesso a quell’uomo di manipolarli, di condizionare nel profondo le loro vite, di definirne in qualche modo i loro ruoli, cristallizzandoli. E quindi, ora che Victor sta morendo, di loro cosa rimane? In questa storia che dura poco più di una giornata, la penna cristallina di Jami Attenberg conduce a osservare le fenditure, piccole e grandi, che si aprono nei rapporti famigliari. Mostra come le relazioni siano molto più complesse di quello che possono sembrare, di come irrazionalmente si possa detestare e allo stesso tempo rimanere avvinti a chi ci fa del male. Perché a volte è più comodo essere infelici che felici, restare piuttosto che andare. Perché non si può smettere di esseri figli.

 

Tutto questo potrebbe essere tuo
Jami Attenberg
Einaudi, 264 pp., 19,50 euro

 

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