Una fogliata di libri

Seimila gradi di separazione

Francesca Pellas

La recensione del libro di Bruno Ventavoli (Edizioni e/o, 336 pp., 18 euro)

Che il consorzio umano sia un crogiolo di piccoli mostri e viltà non è una novità: sappiamo tutti che dentro di noi alberga una bestia che si nutre di scatti d’ira, o nel migliore dei casi d’orgoglio; una bestia malmenata ma comunque ottimista, che ogni tanto si fa salvare la vita dalla beneficenza, altre volte dal caso, altre ancora dal sadomaso. Ci piace nasconderci e ci piace esagerare, lasciare che sia la notte a renderci più veri, e quando finalmente si spengono le luci, ad accendersi è il nostro film interiore: una tasca di esistenza in cui ci regaliamo il lusso di non avere filtri né paure, e di avvicinarci a chi siamo davvero. Purtroppo succede di rado. E infatti quando capita si nota, perché quasi sempre fa scatenare una calamità. Il famoso battito d’ali che può dare origine a un uragano dall’altra parte del mondo. Solo che spesso, per agire, il battito d’ali non deve viaggiare nemmeno così lontano: a volte basta una corsa con BlaBlaCar. Perché siamo tutti collegati, e persino un nostro cameo nella vita di qualcun altro potrebbe avere conseguenze inaspettate, anche se magari non lo sapremo mai, e il ruolo che avremo sarà solo quello di una pedina trasportata dal caso sul grande scacchiere dei destini.

Di questa gran spirale malmostosa e imprevedibile racconta molto bene Seimila gradi di separazione, appena uscito per le Edizioni e/o. L’autore, Bruno Ventavoli, è un fine traduttore dall’ungherese, già scrittore di gialli, e da anni dirige TuttoLibri, l’inserto culturale della Stampa. Quest’ultimo dettaglio lo colloca, per ogni lettore piemontese, nell’Olimpo delle sacre divinità, giacché per chi cresce in quest’angolo d’Italia TuttoLibri è verbo, e Ventavoli leggendario demiurgo. Ebbene, si dà anche il caso che l’uomo che forse legge più libri nel nostro paese, o comunque che di libri più scrive e fa scrivere, abbia creato qui qualcosa di notevole, e potente e inafferrabile come il gomitolo di destini che appunto tutti siamo. Un romanzo di intrecci, fatto di tante storie collegate le une alle altre a volte da dettagli minimi, e scritto da una mano finissima, che maneggia parole e personaggi come un vento implacabile e allegro. E’ ambientato in una città immaginaria, ma dentro ci si riconosce il segreto più importante di Torino (non ditelo a nessuno): la sua comicità. Seimila gradi di separazione può essere ascritto a un canone che ha in Davide Longo e Stefania Bertola altri grandi rappresentanti nella contemporaneità, e il cui elemento cardine è una padronanza di scrittura infinita, messa al servizio del guizzo magico.

 

Bruno Ventavoli
Seimila gradi di separazione
Edizioni e/o, 336 pp., 18 euro

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