Filosofi all'alba del contemporaneo

La recensione del libro di Renato Barilli, Marietti 1820, 122 pp., 10 euro

Maurizio Schoepflin

    Che cosa è, dal punto di vista culturale, la contemporaneità? E quando è iniziata? Sono le due domande a cui vuol rispondere Renato Barilli in questo libro, circoscrivendo la sua analisi al campo del pensiero filosofico. Il nostro autore, infatti, si era già cimentato con tali interrogativi avanzando ipotesi riguardanti le arti e la letteratura; ora, ricordando i suoi iniziali studi di filosofia alla scuola di Luciano Anceschi, intende scoprire quali sono stati i pensatori che hanno operato all’alba del contemporaneo o, meglio, che quell’alba hanno contribuito a determinare e definire.

     

    Sono quattro le personalità a cui Barilli riconosce un ruolo di primo piano in quella ricca e complessa fase della storia della filosofia occidentale: Immanuel Kant (1724-1804), Friedrich Wilhelm Joseph Schelling (1775-1854), Arthur Schopenhauer (1788-1860) e Friedrich Nietzsche (1844-1900). Soffermandosi sul primo autore, Barilli individua nel concetto di “sintesi” l’elemento più innovativo e interessante della sua filosofia; una positiva sottolineatura viene riservata anche alla convinzione kantiana dell’impossibilità per l’uomo di oltrepassare con la propria ragione i limiti della conoscenza fenomenica, ovvero addentrarsi nell’universo della metafisica che invece gli è precluso. Sprezzante del pericolo insito nel confronto con un gigante quale fu Kant, Barilli non esita a definire noiosa e ripetitiva buona parte della Critica della ragion pura. Tale atteggiamento lo si ritrova anche nel terzo capitolo del volume intitolato Luci e ombre nella Critica del giudizio, dedicato a un altro capolavoro kantiano pubblicato nel 1790. Dopo alcune brevi pagine nelle quali riflette criticamente sull’idealismo, Barilli passa poi a esaminare i due filosofi “con cui davvero si annuncia la promessa ‘alba del contemporaneo’, un convincente anticipo dei presupposti su cui si reggerà una ‘filosofia contemporanea’ (o postmoderna che si voglia dire) del tutto consapevole di sé, incentrata sui due perni essenziali che si chiamano Sigmund Freud per le scienze umane e Albert Einstein per quelle fisico-matematiche”.

     

    I due filosofi ai quali Barilli si riferisce sono Schelling e Schopenhauer, e considera il secondo “l’obiettivo più importante e significativo in questa cavalcata”, capace, grazie alla scoperta del wille zu leben (volontà di vivere), di anticipare “di circa un secolo le mosse di colui che svilupperà, per l’intera nostra età contemporanea, un’intuizione di questo genere, Freud”. Tuttavia, Barilli non si esime dall’avanzare una decisa critica anche nei confronti di Schopenhauer che, dopo aver scoperto il vitalismo quale molla universale della realtà, lo considera causa di infinita sofferenza, invitando gli uomini a respingerlo mediante una vita improntata all’ascesi, alla rinuncia e al sacrificio. Il volume si conclude con un capitolo intitolato “Un difficile rapporto con Nietzsche”, nel quale l’autore si dichiara apertamente “non partecipe e solidale” con il pensatore tedesco. 

        

    Filosofi all’alba del contemporaneo
    Renato Barilli
    Marietti 1820, 122 pp., 10 euro