Una fogliata di libri

Noi non abbiamo colpa

Giorgia Mecca

La recensione del nuovo romanzo di Marta Zura-Puntaroni, pubblicato da minimum fax, 190 pp., 16 euro
 

    "Poi il via dei crochi buca la terra dura e nera dei faggeti, fora la lastra di ghiaccio che ormai si credeva perenna. Tutto ricomincia da capo”. Marta ritorna nel paese delle Marche in cui è nata e da cui è fuggita. Ha trent’anni e il tempo per lei sembra scorrere al rallentatore. La donna non è ancora madre, e quindi continua prima di tutto a essere una figlia, una nipote. Marta torna nel posto in cui è nata perché sua nonna Carlantonia sta male, soffre di Alzheimer.

     

    Comincia così Noi non abbiamo colpa, il secondo romanzo della scrittrice Marta Zura-Puntaroni, la storia di un ritorno a casa, una famiglia tutta coniugata al femminile, una malattia dalla quale non si guarisce e una donna che sta perdendo tutto il suo passato e che si svuota ogni giorno di più. Carlantonia è sempre stata una persona cattiva, anche prima dell’Alzheimer. Adesso può scalciare, graffiare, mordere, è capace di pronunciare frasi tremende, gettare pietre in pancia al sangue del suo sangue, mormorare di essere una povera vecchia abbandonata. “La verità, quella in cui mia madre lavora tutto il giorno, mia madre porta a casa i soldi, mia madre non ha un momento di tregua, mia madre pensa a tutti tranne che a se stessa, viene rimpiazzata da questo mondo di cartapesta in cui siamo una figlia e una nipote pessime, ingrate, e nonostante tutti i nostri tentativi di assolverci non riusciamo a non sentirci terribilmente in colpa”. Marta, quando sua nonna impazzisce e sputa veleno, cerca di aiutare sua madre nell’unico modo che conosce, facendo finta che niente dipenda davvero da loro. Il dolore di chi ci sta intorno, il silenzio di cui siamo prigionieri, la vergogna, il passato che per alcuni non è una tabula rasa e anzi, ci cambia e ci peggiora e ci rende incapaci di abbracciare le persone a cui vogliamo bene, di dire loro: ti voglio bene. Non abbiamo colpa nemmeno di questo. E’ un pensiero che Marta fa spesso. “Non ci credo quasi mai, ma in quei pochi momenti in cui ci riesco mi è di conforto”.

     

    Nulla dipende da noi. “Nel giro di qualche generazione le mie scelte saranno così microscopiche all’interno del flusso della storia umana che sarà come se non fossero mai state compiute”. La vita per le tre donne procede, anche se mutilata, con pezzi di memoria mancante e un passato frainteso. “Mentre io sono bloccata qui, in un mondo dove il tempo scorre un secondo al secondo, un minuto al minuto, dove ogni azione è irreversibile, ogni essere umano destinato a invecchiare e perire, nonna resuscita persone morte da anni, mi fa ritornare bambina di pochi mesi, mi scambia per zia Cecilia, per sua figlia, mia madre”. Ma Marta è immobile, la sua vita è sospesa, devastata dall’assenza/presenza di una donna che la pervade e la sfinisce. Ma il dolore non è abbastanza, arrivano altre malattie e altri nodi in gola, “Dio le manda a chi le può sopportare, direbbe alzando i palmi e gli occhi al cielo qualche vecchia del paese”. Ma Marta non ci crede, “Signore, sei davvero sicuro che noi possiamo sopportare tutto questo”?. Ma come le lastre di ghiaccio che si spaccano, e i girasoli che quando arriva il loro tempo riaprono le corolle e illuminano le colline di gialli abbaglianti, tutto ricomincia sempre da capo. E noi non abbiamo responsabilità e nemmeno colpa.

      

    Noi non abbiamo colpa

    Marta Zura-Puntaroni
    minimum fax, 190 pp., 16 euro