La signora Bauhaus

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Jana Revedin, Neri Pozza, 304 pp., 18 euro

    L’idea del Bauhaus diventò la mia seconda natura. Quando ti aveva contagiata, si ripercuoteva su tutti gli aspetti della vita”. Ise Frank è una giovane ragazza ebrea di famiglia facoltosa, appena uscita dal lutto che ha colpito la sua famiglia (l’improvvisa morte della madre trovata senza vita accanto a uno stagno) e desiderosa di affermarsi nel mondo dell’editoria dove già lavora come giornalista. Siamo nella Germania postbellica del 1923 e Ise si fa trascinare da un’amica a una conferenza a tema architettura. Il relatore principale è uno dei nomi che vanno per la maggiore in quegli anni: Walter Gropius. Tutto il resto è storia, un po’ vera e un po’ romanzata. La storia che unisce i destini – personali e professionali – del fondatore della Bauhaus e della sua seconda moglie Ise. La signora Bauhaus. Figura avvolta nel mistero e sempre lasciata sullo sfondo, la signora Gropius ebbe un ruolo decisivo soprattutto nella scrittura e organizzazione del pensiero teorico su cui si fondava la scuola di Dessau, incubatore formidabile di talenti artistici e uno dei viatici principali di quello che oggi intendiamo come il design moderno. “La nostra epoca ha una grandezza: volere di meglio”. E il sodalizio tra i coniugi Gropius incarna proprio questo spirito propulsivo. La voglia di costruire qualcosa di nuovo, di pensare in grande, di essere artefici di un cambio di mentalità e di cultura. In questo cambiamento Ise ha fatto la sua parte: non con disegni e manufatti bensì tenendo vivo il filo della memoria, dando organicità e pensiero a quella rivoluzione in atto, usando le sue doti – da giornalista e scrittrice – per annotare quello che succedeva, per dare una voce al pensiero che in Gropius e nei suoi collaboratori diventava subito materia da costruire. Ci sono in questa biografia romanzata tanti nomi e incontri fondamentali per quegli anni di fermento artistico: Bruno Taut – con cui Ise progetta quella che diventerà la casa sua e di Gropius – Marcel Brauer, Moholy-Nagy. Artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia artistica del secolo scorso. Tutti raccontati dallo sguardo tangenziale di chi ha scritto la storia mentre stava accadendo. E’ sempre complicato trovare un equilibrio nelle storie che devono tenere insieme biografie reali ed esigenze narrative; si rischia di creare testi dai dialoghi un po’ espositivi e con qualche meccanicità. In qualche caso questo avviene ma quello che rimane predominante è il desiderio di approfondire, di immedesimarsi in una narrazione che – si ha la sensazione – porta a galla solo lo strato più visibile delle cose. Svela una figura dimenticata forse perché ai margini di un movimento così ampio e radicale che poco spazio ha lasciato per indagarne il perimetro. Ise Frank ne ha conservata la memoria nel tempo, ne ha testimoniato l’importanza presidiando anche emotivamente quel luogo, in un angolo da dove spesso le cose si possono vedere più chiaramente nel loro complesso. E ora la memoria di Ise è diventata la nostra.

     

    La signora Bauhaus

    Jana Revedin

    Neri Pozza, 304 pp., 18 euro