Miseria dell'uomo
Recensione del libro di Pierre Nicole edito da Liberilibri (50 pp., 12 euro)
Dice bene il curatore, quando dichiara che alcuni guastafeste del Novecento – su tutti Cioran – hanno pescato a piene mani da Pierre Nicole. Forse lo si condivide meno nel giudizio severo sullo stile del quasi dimenticato filosofo – “notarile” – perché già alcuni titoli, sebbene lunghi e pedanti, strappano un sorriso. Si veda quello del decimo capitolo: “Il mondo è composto per lo più da persone stupide che non pensano nulla. Quei pochi che pensano non sono poi meglio”. C’è qui tutta l’ilarità che un sano scetticismo può procurare, nella sua crudele abilità nel mettere a nudo i nostri limiti. Ciò che piace di più, di questo libello che tale in realtà non è, trattandosi dell’introduzione agli Essais de morale di uno dei due massimi filosofi giansenisti, letti avidamente da Locke, è la capacità di attagliarsi a ogni epoca, forse perché la natura umana replica se stessa pervicacemente, a dispetto del vortice di progresso tecnologico che ha investito invece l’incolpevole realtà circostante. Prima di tutto, anche a volerlo paragonare a chi a lui si è ispirato, bisogna ammettere che laddove questi rivelano tutta la cupezza del secolo breve, nell’originale c’è pur sempre la gaiezza dello stile secentesco. Insomma il maestro di Port-Royal, che scrisse la celebre Logica con Arnauld, merita ancora di essere letto. Prima di tutto, non ci si deve aspettare una tirata moralista né un trattato di teodicea perché, chiarisce il curatore: “Il Dio dei giansenisti è posto da Nicole più per politesse che per mistica convinzione”. In effetti, se non fosse per alcune citazioni dei Salmi o per la dichiarazione finale sulla nullità umana, se non poggia sulla fede, la sua presenza sarebbe impercettibile. Nonostante l’evidente modernità, è passato di moda e non pare che le sue opere siano granché prese in considerazione. Invece è piacevole leggere queste pagine senza tempo. Perché l’introduzione alla morale di Nicole sembra consegnata per tarpare le ali all’arroganza dell’umanità, che è ovunque e sempre la stessa. Qua e là si trovano spunti anche per individuare alcune figure di spicco tanto piene di sé quanto vuote di contenuti. Sta di fatto che c’è anche materia per riflettere su sé stessi. L’uomo dovrebbe comprendere e accettare la sua estrema fragilità. Anche un genio è condannato alla schiavitù della sua condizione, perché se non si nutre il suo cervello funziona male. Le miserie umane sono tante e ci ostiniamo a non vederle. Il più ridicolo è forse l’uomo di potere, il quale senza i suoi sottoposti è nulla. La tanto decantata ragione invece spesso è imprigionata, perché “sono le passioni a servirsi della ragione per pervenire al loro scopo”. Viene anche il momento della filosofia pura, quando Nicole indica la povertà della conoscenza. Siamo condannati a vedere solo la superficie delle cose, letteralmente. Gli oggetti troppo lontani ci sembrano piccoli. La nostra intelligenza è limitata: “Ogni cosa è troppo grande per lei”.
Miseria dell’uomo
Pierre Nicole
Liberilibri, 50 pp., 12 euro