Le ore

Gaia Montanaro

Leggi la recensione del libro di Michael Cunningham, La nave di Teseo, 272 pp., 12 euro

Combattiamo per scrivere libri che non cambiano il mondo, nonostante il nostro talento e i nostri sforzi senza riserve, le nostre speranze più stravaganti. Viviamo le nostre vite, facciamo qualunque cosa, e poi dormiamo – è così semplice e ordinario. Pochi saltano dalle finestre o si annegano o prendono pillole; più persone muoiono per un incidente; e la maggior parte di noi, la grande maggioranza, muore divorata lentamente da qualche malattia o, se è molto fortunata, dal tempo stesso. C’è solo questo come consolazione: un’ora qui o lì, quando le nostre vite sembrano, contro ogni probabilità e aspettativa, aprirsi completamente e darci tutto quello che abbiamo immaginato, anche se tutti tranne i bambini (e forse anche loro) sanno che queste ore saranno inevitabilmente seguite da altre molto più cupe e difficili. E comunque amiamo la città, il mattino; più di ogni altra cosa speriamo di averne ancora”. Le ore, che diventano squarci nel tempo dove esiste la possibilità di essere felici, è il titolo che Virginia Woolf aveva pensato di dare in origine a La signora Dalloway, uno dei suoi romanzi di maggior successo. Il titolo invece era stato accantonato e ripreso molti anni dopo da Michael Cunningham che con questo romanzo ha vinto il Pulitzer e che è stato ripubblicato dopo vent’anni con una nuova prefazione dell’autore. Le tre donne che abitano questa storia – Virginia Woolf, una contemporanea reincarnazione di Clarissa Dalloway e Laura Brown, casalinga degli anni cinquanta tratteggiata sulla falsariga della madre dell’autore – ci raccontano di incroci di vita possibili, di esistenze attraversate dalla possibilità e dal rimpianto di non essere o non essere state abbastanza, del desiderio di non essere ordinarie e della consapevolezza di esserlo spesso fin troppo. Sono tre donne che conosciamo bene – anche visivamente grazie alla trasposizione cinematografica di qualche anno fa – ma è sulla carta che acquistano vera lucentezza, tra le pagine e le pieghe dei loro pensieri. Laura, che aspetta il secondo figlio e medita il suicidio, che vive in una casa dove nessuno desidera e soffre, dove “è possibile che abbia varcato una linea invisibile: la linea che l’ha sempre separata da quello che avrebbe preferito sentire, da chi avrebbe preferito essere”. Laura legge il libro della Woolf e nelle sue parole trova conforto, trova un modo di sentire la realtà che le rende possibile affrontare la sua. Clarissa è una scrittrice newyorchese insoddisfatta, “infantile, che manca di incisività” e che si prende cura dell’ex fidanzato Richard, gravemente malato di Aids e a cui deve il soprannome Mrs Dalloway. E poi c’è Virginia, una Woolf che non si sente all’altezza di scrivere, una stravagante dotata che però “sente uno spazio vuoto dentro di sé, sorprendentemente piccolo, dove sembrava avessero dimora i sentimenti più forti”. Una storia che si svolge nell’arco di una giornata, una giornata che mostra la vita di tre donne legate da un filo invisibile ma tenace, donne che spargono nel racconto fragili rose. La signora Dalloway disse che avrebbe comprato lei i fiori.

 


 

Michael Cunningham
Le ore
La nave di Teseo, 272 pp., 12 euro

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