Gli azzardi del corpo

Francesca Pellas

La recensione del libro di María Ospina Pizano, Edicola Ediciones, 144 pp., 14 euro

Quante cose possiamo vedere dentro gli alberi della giungla, nelle trame intricate del soffitto di un ipermercato, tra i nostri peli, dalla finestra, nelle finestre del nostro corpo. Quante le storie in cui riusciamo a ripararci, gli occhi e gli arti di altri a cui possiamo chiedere d’inghiottirci e farci sparire, anche se per poco. In nessuna storia c’è mai una storia sola, ce ne sono sempre tante – luminose, malinconiche e feroci – che esistono insieme: è quello che ci mostra María Ospina Pizano in Gli azzardi del corpo, meravigliosa raccolta di racconti pubblicata da Edicola Ediciones e ambientata a Bogotà.

    

Una costellazione, più che una raccolta, in cui le sei protagoniste sono quasi tutte collegate in qualche modo le une alle altre, a volte da un legame di sangue, a volte da un accidente sottile come l’essere affezionate alla stessa cagnetta randagia. C’è Marcela (ex nome da guerrigliera: Policarpa), che tenta di rifarsi una vita nella grande città palpitante, e non riesce ad abituarsi a portare le scarpe, né a fare a meno del canto degli uccelli tropicali, e nemmeno a quanto è necessario mentire per potersi reinserire nell’esistenza fuori dalla giungla. C’è Zenaida, la sorella minore mai dimenticata, diventata donna di servizio di una famiglia di (forse?) narcotrafficanti. C’è Aurora che spia dalla finestra le ragazzine del collegio di fronte e ne immagina i capezzoli sotto gli asciugamani e le camicette, Mirla che colleziona forbici e poi se ne va. C’è la donna mangiata dalle pulci nel sonno e c’è la ragazza che manda avanti l’ospedale per bambole che la famiglia le ha lasciato in eredità. Sono tutte, queste sei, storie di resistenza, e storie di abbandono ai punti di domanda che abitano fuori da noi e a cui non sappiamo rispondere. E sempre, sempre, sono storie anche di luminosità: del coraggio che ci vuole per non perdere coraggio al centro di una vita piccina, che piccina non è perché in fondo ha la stessa caratteristica di tutte le altre vite che pensiamo più grandi, ovvero il poter essere capovolte in un attimo.

   

María Ospina Pizano, nata nel 1977 in Colombia, insegna cinema e letteratura latinoamericana alla Wesleyan University, e studia la costruzione, nei film, nei libri e nella cultura pop, delle topografie contemporanee della giungla e delle realtà rurali dell’Amazzonia e delle frontiere naturali. Edicola Ediciones, casa editrice italo-cilena con doppia sede a Ortona e a Santiago, ha il merito di aver pubblicato questa scrittrice sia in Cile sia in Italia, dove ci arriva nella bella resa di Amaranta Sbardella, traduttrice il cui nome sembra spuntato da una storia di Bianca Pitzorno (un’altra piccola magia di questo libro e dei cunicoli sotterranei con cui collega le donne che ci vivono dentro e anche tutte quelle che, vivendo fuori, potranno leggerlo). Sono molti gli azzardi del nostro corpo ed è traspirante il suo mistero: quel suo essere, da corpo, ciò che fa di noi un punto vivo dentro una cartografia, geografica e interiore, per tutto il tempo in cui saremo passanti di questo pianeta.

   

GLI AZZARDI DEL CORPO
María Ospina Pizano
Edicola Ediciones, 144 pp., 14 euro

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