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Outsiders 2

Giuseppe Fantasia

La recensione del libro di Alfredo Accatino (Giunti, 203 pp., 29 euro)

Gli outsider li riconosci al primo sguardo, perché sono degli “straordinari perdenti”. Non scelgono mai i luoghi e le date giuste per nascere, creare, amare e morire. No, loro vivono in mondi paralleli e hanno sempre l’indirizzo sbagliato. Ce lo ricorda Alfredo Accatino – uno dei più importanti creativi italiani (a cui si devono eventi come le cerimonie olimpiche e paralimpiche di Torino del 2006 o l’Expo di Milano del 2015) in questo libro, secondo volume di un primo che ha avuto un fortunato successo. Sì, perché loro, gli outsider sono più di quanto si possa pensare, una comunità di defunti che continua però a vivere grazie alle loro opere, ai loro scritti, alle loro ribellioni, al loro coraggio e al loro pensiero che ha influenzato tanti altri che, invece, ce l’hanno fatta. Un esempio calzante in tal senso è stata la baronessa Elsa von Freytag-Loringhoven, una sorta di Lady Gaga ante litteram, un’artista visiva, una perfomer e una poetessa che agli inizi del Novecento, a New York, nel Greenwich Village, anticipò mode e tendenze. Si manteneva lavorando in una fabbrica di sigarette, ma agli ammiratori diceva che lavorava posando per artisti come George Biddle o Man Ray. Tra i suoi amici c’era anche Marcel Duchamp che a quanto pare prese ispirazione proprio da lei e dalla sua scultura “God” per realizzare il suo orinatoio “Ready Made”, con la differenza che lui e l’opera divennero delle icone, mentre lei e la sua, no. Scoprirete, poi, Gerald Murphy, il dandy che inventò la tintarella e la pop art, Hilm af Klimt che sperimentò l’astrattismo o Jorge Selarón, autore di una celebre scalinata realizzata con piastrelle provenienti da sessanta paesi nel mondo. Non mancano Eric Hebborn, il re dei falsari, Hans Prinzhorn, “l’uomo che vide gli uomini e non la malattia” o il futurista espressionista Sebastiano Carta e molti altri. La creatività che hanno prodotto è spesso frutto del loro tragitto esistenziale, dei loro furori, degli eccessi, a volte dei tragici errori, perché nonostante il successo hanno dovuto lottare contro pregiudizi etici, politici e sessuali. Prima che artisti, sono tutte persone vere, non dimentichiamolo, che grazie ad Accatino tornano a sedersi tra noi con (ancora) tante cose da dire, dimostrando che il suo è un atto coraggioso nato dalla volontà di ridargli dignità e memoria. Negli anni, su internet, ne ha incontrati molti di più di quelli che compaiono nei due volumi, e agli stessi ha dedicato “Il museo dell’immaginario”, in omaggio all’opera di André Malraux. Sfogliando questo libro (e il precedente) che attraversa un secolo, il Novecento, con le sue contraddizioni e trasformazioni, vi chiederete perché mai, in quel momento, nessuno o in pochi si accorsero di loro e per quale motivo nessuno ci ha mai raccontato così bene queste storie che, invece, avremmo voluto e dovuto ascoltare. Si fa quasi sempre in tempo a rimediare, ma adesso è giunto il momento. 

  

Alfredo Accatino

Outsiders 2
Giunti, 203 pp., 29 euro

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