Trans-Atlantico

Micol Flammini

Witold Gombrowicz
il Saggiatore, 205 pp., 24 euro

Quando Witold Gombrowicz partì per Buenos Aires non sapeva che con quel viaggio sarebbe fuggito dalla Polonia, dalla guerra e dalla storia. Si imbarcò sul transatlantico Chrobry come scrittore, pagato per raccontare il viaggio sulle pagine dei giornali, ma mentre era nel mezzo dell’oceano, lontano dalla sua nazione, immerso nella modernità, la Polonia venne invasa dalla Germania nazista. Il Chrobry arrivò a Buenos Aires, lui scese e non tornò più a bordo, rimase lì a scrivere, dagli uffici del Banco polacco dove era stato assunto, il romanzo della guerra vista in lontananza, “di là dall’acqua”. Trans-Atlantico è “una nave corsara”, come ebbe a scrivere lo stesso Gombrowicz, lanciata contro la sua nazione, contro il nazionalismo e contro la patria. E’ il primo romanzo dell’autore polacco dal contenuto fortemente autobiografico, il protagonista si chiama Witold, anche se l’autore, quando il libro uscì nel 1957 in Polonia, ci tenne a precisare che si trattava soltanto di “una fantasia”. “Trans-Atlantico è il romanzo della guerra a distanza, del nazionalismo che è in grado di uccidere, ed è il programma, il manifesto sperimentale della gioventù chiamata alla ribellione come forma di esistenza. Scritto in una lingua desueta, ricca di nonsense e neologismi, a tratti barocca e lontana dal mondo, a tratti innovativa e ricca di onomatopee, il romanzo è rapido, caotico, ironico, allegro, un inno alla gioventù, alla sua sopravvivenza e all’unica guerra che merita di essere combattuta: quella dei figli contro i padri. Non è un conflitto adolescenziale quello che teorizza l’autore polacco, è la battaglia della vita sulla morte, della storia sulla guerra, del nuovo contro il vecchio. “Al diavolo con il padre e con la patria! – scrive Gombrowicz – Il figlio, il figlio, questo sì, solo questo posso capire! A che cosa ti serve la patria? Non è meglio la figliatria? Sostituisci la patria con la figliatria, e ti accorgerai che roba!”. La figliatria per Gombrowicz è la modernità e dall’Argentina non può che guardare con rabbia alla sua Polonia incastrata, imprigionata nel passato, ossessionata dalla ricerca e dalla preservazione della propria identità.

E’ proprio da questo che fugge Gombrowicz: la polonità. Il sentimento nazionale, arrabbiato ed eternamente scontentato che può nascere soltanto dalla scelta di anteporre la patria alla vita di una nazione. La figliatria, libera da ogni identità, piena di vita, tesa e curiosa, incessantemente invaghita del futuro e mai del passato, è la dimensione della libertà. Nel romanzo coabitano argentini – vitali, vogliosi, corporei – e polacchi – stanchi, immobili, astratti – personaggi rimasti dentro al bozzolo della loro stessa identità. Trans-Atlantico inizia a bordo di una nave e non termina mai, rimane sospeso, con i suoi personaggi appesi al desiderio di futuro, con una risata cattiva sul volto, con i moti dei loro corpi che, svestiti dalla guerra “di là dell’acqua”, si abbracciano, cadono, squittiscono, tuonano. 

 

Trans-Atlantico
Witold Gombrowicz
il Saggiatore, 205 pp., 24 euro

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