Friday Black

Andrea Frateff-Gianni

Nana Kwame Adjei-Brenyah
Sur, 200 pp., 16,50 euro

Annunciato come una delle voci più promettenti della narrativa americana. Sponsorizzato dal New York Times. Sostenuto da autentici pesi massimi del calibro di Colson Whitehead e George Saunders. Arriva finalmente anche in Italia, grazie a Sur, lo “sconsiderato” libro d’esordio di Nana Kwame Adjei-Brenyah intitolato Friday Black. Dodici racconti bellissimi, grotteschi, a volte esilaranti a volte spaventosi, sempre intelligentissimi, che fotografano nitidamente la condizione della società americana contemporanea nell’èra di Donald Trump. Paragonato alle più violenti distopie immaginate da Black Mirror e da Westworld, Friday Black si apre con “i 5 della Finkelstein”, un racconto che illustra immediatamente lo stile incendiario e furioso di Nana Kwame Adjei-Brenyah. Ispirato ai tragici fatti di Trayvon Martin, il diciassettenne afroamericano ucciso il 26 febbraio del 2012, “i 5 della Finkelstein” racconta la storia di un uomo bianco finito sotto processo per aver decapitato con una motosega cinque bambini neri e che in valore dei grandi ideali americani viene assolto da una giuria di suprematisti bianchi. Il narratore di questa storia, Emmanuel, è costretto a vivere in una società del genere; una società all’interno della quale deve costantemente misurare il suo livello di “nerezza” attraverso una scala di valori che può irrimediabilmente impennarsi se si azzarda a indossare un paio di pantaloni larghi o a portare il cappellino da baseball alla rovescia. Il decadimento morale e il folle capitalismo del black friday sono portati all’estremo Venerdì nero. Nel racconto, che dà il titolo al libro, viene descritta con un realismo disarmante l’isteria collettiva da cui sono pervase orde di persone durante gli assalti a un negozio d’abbigliamento durante il giorno che celebra ufficialmente la nevrosi dello shopping compulsivo. In Zimmer Land invece il razzismo dell’uomo bianco viene lasciato sfogare selvaggiamente all’interno di un parco giochi dove i visitatori possono divertirsi virtualmente a giustiziare ragazzi neri. E poi ancora: feti abortiti, bambini geneticamente modificati, vittime di sparatorie che risorgono trasformandosi in angeli, commessi alienati dai turni nei centri commerciali. Nana Kwame Adjei-Brenyah scrive a suo modo un libro politico e si avvicina a figure come Ta-Nehisi Coates e Toni Morrison allontanandosi dal cliché tanto di moda ultimamente nella letteratura newyorchese del disturbato racconto adolescenziale borghese hipsteroide alla Sally Rooney. E lo fa prendendo in prestito lo splatter comico tarantiniano mischiandolo con la fantascienza del Colson Whitehead de La ferrovia sotterranea e con l’afro-horror di Jordan Peele. Qualunque cosa immagini la possiedi è l’epigrafe di Kendrick Lamar che apre il libro, ricordatevene quando al prossimo black friday calpesterete il prossimo per accaparrarvi il capo scontatissimo di cui non potete fare a meno per strapparlo dalle mani di gente morta. Nana Kwame Adjei-Brenyah docet

 

Friday Black
Nana Kwame Adjei-Brenyah
Sur, 200 pp., 16,50 euro

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