Il giardino dei mostri

Simonetta Sciandivasci

Lorenza Pieri
Edizione e/o, 320 pp., 18 euro

Nelle storie italiane (vere, romanzate, inventate), quando nei posti lontani da Roma arrivano i romani, specie dagli anni Settanta in poi, è quasi sempre l’inizio di un guaio. C’è spesso un bullo, fesso ricco e furbo insieme, che parla da amico e si svela affarista. Un’amica che soverchia l’altra, illudendola di un’alleanza. Una purezza finisce. Una colonia s’instaura. Un gioiello si ossida. Due famiglie si mescolano, e le gelosie le avvelenano oppure le insanguinano. E’ la storia della gentrificazione all’italiana, e ha i suoi topos, nessun romano si senta offeso. Questo di Lorenza Pieri è un romanzo che racconta il centro che arriva ai bordi, e l’accoglienza, poi la lotta, infine l’assorbimento dell’una e degli altri. La Maremma sul finire degli anni Ottanta non era il fiore all’occhiello della Toscana che è oggi, il salotto bucolico e innocuo, il luogo d’élite, ma un posto di butteri e ragazze toniche, sveglie, potenti. La Maremma, in questa storia, l’incarnano Sauro Biagini, che tutti chiamano “Il Re” e la sua famiglia, soprattutto sua figlia Annamaria, porosa e pulita e influenzabile ma concreta, in fondo salda, mentre Roma l’incarnano Filippo Sanfilippi, naturalmente politico, sua moglie, ipocrita capace di tenerezza, e la figlia Lisa, fascinosa, ribelle, sboccata, solitaria che però “trovava sempre qualcuno che avesse voglia di stare con lei”. L’incontro di queste due famiglie, e il loro intrecciarsi che verrà dopo, è tutto in una frase delle prime pagine: “Alcuni romani avevano gli speroni, contro l’etica dei butteri, e colpivano forte con i talloni i fianchi delle bestie, che correvano verso il niente, nel vento che sapeva di salsedine e pelo sudato”. E’ questa, insieme alla miniatura dell’Italia di quegli anni, la sinossi del libro ed è questo il senso della storia che racconta, e il punto di partenza e arrivo di tutte le relazioni che al suo interno si allacciano. I cavalli diventeranno un affare, le trattorie ristoranti da prenotare con mesi di anticipo, e la Maremma un posto ambito prima dai viaggiatori, poi dai turisti, poi dai vacanzieri ricchi. Da una parte i cavalli, la campagna, il mare, la Toscana, la provincia dei butteri, e dall’altra il giardino dei Tarocchi (i Mostri) a Capalbio, che proprio allora vedeva la luce, con Niki de Saint Phalle che ci abitava dentro. Tutt’intorno, l’Italia di Agnelli, “il vero Re”, la campagna che cominciava a essere ambiziosa, Roma che comandava, Milano che lavorava e beveva, il reflusso degli anni delle emancipazioni. Ad attraversare e subire tutto questo per, infine, forse, imparare a governarlo o almeno sopravvivere, cioè crescere, sono soprattutto le donne, prima fra tutte Annamaria, che forse più ancora che l’Italia, in questa storia, incarna l’Italia, quella con gli occhi asciutti, che però brillano. Hanno scritto che questo di Lorenza Pieri è un romanzo di formazione, un’epopea familiare, uno spaccato nazionale. Sì, lo è, ed è anche un diario di ragazza su un passato con conseguenze fresche, nostre, che ancora vediamo salirci sulle spalle. Scrittura schietta, e luccicante.

 

Il giardino dei mostri
Lorenza Pieri
Edizione e/o, 320 pp., 18 euro

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