Il Campo

Giuseppe Fantasia

La recensione del libro di Robert Seethaler, Neri Pozza, 191 pp., 16,50 euro

Siamo nella parte più vecchia del cimitero di Paulstadt, “in quella che molti chiamano semplicemente il Campo”. Lì, una volta, c’era il terreno incolto di un allevatore, “un fazzoletto di terra improduttivo disseminato di pietre e ranuncoli velenosi”; oggi c’è un uomo anziano che vi passa le sue giornate a osservare le tombe sistemate senza un ordine preciso. L’erba è alta e quando è caldo, l’aria è piena d’insetti ronzanti, presenze – come quelle degli uccelli e di altri piccoli animali – che lui, però, non riesce a vedere nitide per un problema alla vista e per la sua ostinazione a non voler indossare gli occhiali. Avverte la presenza di quelle persone che riposano in quel posto, da lui conosciute quando erano in vita. Riesce a sentirne il brusio dei pensieri, perché, anche se la vita se la sono lasciata alle spalle, continuano a parlare dei loro affari, a lamentarsi dei piccoli malanni, a inviare consigli ai figli e a coltivare rancori e inimicizie. C’è la fioraia Gregorina che lui manco conosceva bene, ma al funerale c’è andato, perché non ha mai dimenticato quella volta in cui si sono sfiorati le mani nel momento del pagare. C’è il parroco Hoberg che da giovane si incise con la lametta tre croci sul petto senza dirlo a nessuno, ma anche il sindaco Landmann, la centenaria Annelie e molti altri, tutti lì a ricordargli le gioie e a rivelare segreti di vite straordinariamente normali. Ventinove voci che Seethaler, scrittore viennese del 1966 che il pubblico ha conosciuto grazie al suo bestseller Una vita intera (Neri Pozza, 2016), è riuscito a comporre in questa sorta di Spoon River del Ventunesimo secolo intima e raffinata, ricca di ricordi e passioni. Fa tenerezza quell’anziano che prova a rammentare i visi di quei morti e a ricomporre i ricordi in immagini, ben sapendo che le stesse non corrispondono alla realtà e che non hanno nessuna somiglianza con quelle persone.

 

E’ convinto di sentirle parlare, non riesce a capire cosa dicano, eppure percepisce le loro voci nitide. Se ognuno di loro potesse tornare in vita ed essere ascoltato ancora una volta, riceverebbe da lui domande proprio sulla vita, perché “l’essere umano è in grado di giudicare la propria vita solo dopo che si è messo la morte alle spalle”. O forse no, perché magari, invece, i morti tirerebbero fuori, proprio come i vivi, solo banalità, lamentele e sbruffonate e continuerebbero a frignare, a strillare, a parlare delle malattie e, ovviamente, a calunniare. Lui, che da giovane voleva ingannare il tempo e che più tardi voleva fermarlo, si ritrova adesso, come molti, a non desiderare altro che recuperarlo.

 

Un pensiero che non ha mai avuto, ma che è arrivato all’improvviso. Non sa che farsene e la cosa migliore da fare, è rientrare a casa, mettersi i pantaloni comodi e sedersi davanti alla finestra a osservare. Solo così, senza calma e distrazioni, può pensare un pensiero fino in fondo e aspettare anche lui. Poetico.

 


 

Il Campo

Robert Seethaler

Neri Pozza, 191 pp., 16,50 euro

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