L'impero della polvere

Gaia Montanaro

Francesca Manfredi
La nave di Teseo, 169 pp., 17 euro

Non ho mai smesso di credere a queste cose: il modo in cui cresci definisce chi sei. Non importa quanti anni persi a convincerti del contrario, i soldi spesi in terapie, viaggi, vestiti. Gli uomini assoldati per rassicurarti, quelli per ammirarti, le amiche condiscendenti. Il posto in cui sei nato te lo porti dentro, sottopelle, non importa il tempo a scannarti per farlo uscire”. E Valentina, ragazzina di dodici anni, si è davvero impegnata per scarnificarsi, per far uscire da sé il vissuto che la appesantisce e che le ha fatto perdere lo sguardo innocente della sua età. Questa è la storia di tre generazioni di donne e della loro casa, ovvero di quattro esseri viventi che sentono gravare il peso del passare del tempo, ciascuno portando in sé i segni – le piaghe – di questo perpetuo avanzare. Valentina vive con la nonna, cattolica conservatrice imbrigliata in dogmi sentiti solo come dettami formali, e la madre, spirito libero anticonformista e senza regole che ha avuto la figlia molto presto e, sopraffatta da quella nascita inattesa, ha allontanato il padre della bambina. Insieme costituiscono un vero e proprio matriarcato, tre età di donne che hanno fatto a meno degli uomini, sostituendosi a loro e adottandone in parte i ruoli. E poi c’è la casa dove abitano insieme, un’abitazione immersa nella campagna – la casa cieca – che mostra segni di deterioramento sempre più evidenti, che cambia rapidamente con il tempo mostrando tutta la propria caducità. Siamo nell’estate del 1996 e tutto nella vita di Valentina comincia a cambiare: il suo corpo che diventa adulto, le prime esperienze amorose, la prima amicizia importante che viene tradita, la malattia della nonna e le profonde incomprensioni che si generano con la madre. “Credo siano state fatte per questo, le madri. Due motivi: metterci al mondo e nutrirci di colpe. Fattrici, fabbricatrici di sensi di colpa, io le chiamo. E’ il modo che hanno per tenerci legate a loro”.

A tenere legata Valentina all’immagine che quella madre così giovane ha di lei. Accanto a questo c’è una casa che comincia a cambiare o meglio a sanguinare, dove si formano crepe sui muri dai quali gronda sangue – come per una sorta di osmosi con il corpo di Valentina. Si entra quindi in un clima onirico e quasi fiabesco, dove l’esistenza della ragazza diventa teatro di piaghe bibliche e forze ancestrali, tra rane e insetti che assaltano quella casa di campagna portandola fino all’estremo collasso, in una disgregazione fisica che è riverbero di quella emotiva. Grazie a una lingua precisa e calibrata, che tradisce la famigliarità con la forma racconto, si rimane ancorati a una storia che è abitata da registri diversi e che catturano quasi ipnoticamente. Veniamo presi per mano e accompagnati in una storia che ha il sapore e la forza di un racconto generativo, in cui si scava per far venire alla luce i personaggi nella loro interezza. Quelle donne ormai pronte a confondersi con il mondo.

 

L'IMPERO DELLA POLVERE
Francesca Manfredi
La nave di Teseo, 169 pp., 17 euro

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