Saggi

Maurizio Schoepflin

Ralph Waldo Emerson, La Vita Felice, 2 voll., 552 + 354 pp., 29,50 euro

Nell’ottobre del 1832, poco più di tre anni dopo essere stato ordinato pastore della Second Church di Boston appartenente all’Unitarianismo, una confessione religiosa cristiana caratterizzata dalla negazione della Trinità divina, Ralph Waldo Emerson si dimise dall’incarico, informando i fedeli di non riuscire più ad accettare alcune verità di fede, in particolare quelle riguardanti il mistero dell’Eucarestia. Da questa formazione ed esperienza sacerdotale egli derivò una grande passione per la predicazione e una notevole capacità di esercitarla, elementi che contraddistinguono tutta la sua produzione filosofica, la quale, a giudizio di alcuni, proprio a motivo di tale caratteristica si rivela più simile alla poesia e alla mistica che a una rigorosa elaborazione concettuale. In effetti, la lettura dei “Saggi”, pubblicati in due serie nel 1841 e nel 1844, conferma tale immagine del pensiero emersoniano, il quale, tuttavia, non per questo è da considerare di scarso valore e di poca importanza. Tra l’altro, va ricordato che tali scritti, presentati in questa edizione ben curata da Piero Bertolucci con l’originale americano a fronte, hanno quasi sempre origine da testi di conferenze che Emerson pronunciò con grande successo per tutta la vita, cosa che conferisce a essi vivacità e, nello stesso tempo, li priva a volte della necessaria puntualità argomentativa. Dedicati ai temi più disparati – la storia, l’amore, l’amicizia, la prudenza, l’esperienza, il carattere, la politica, la natura e altri ancora –, questi lavori rappresentano una sorta di cerniera tra la prima fase della riflessione emersoniana, quella denominata trascendentalista, e la seconda, che gli studiosi giudicano più chiaramente orientata al pragmatismo, una dottrina filosofica che, come è noto, ebbe grande fortuna negli Stati Uniti, annoverando tra i suoi maggiori esponenti uomini del calibro di Peirce, James e Dewey. Il trascendentalismo di Emerson viene considerato una reinterpretazione panteista del Cristianesimo che si ricollega alle antiche dottrine di Platone e Plotino e alla più recente filosofia dell’idealismo tedesco, di Schelling in particolare, risentendo pure della produzione del filosofo irlandese settecentesco George Berkeley. La tesi centrale del pensiero emersoniano è costituita dall’identificazione di finito e infinito: soltanto Dio, che il Nostro definisce “superanima”, è veramente reale, mentre gli individui sono soltanto sue manifestazioni. La realizzazione di ciascuno risiede nella capacità di negarsi come soggetto empirico per entrare a fa parte del tutto, di una dimensione universale che unisce Dio, uomo e natura. Al termine di una vita assai intensa, durante la quale conobbe il dolore, l’amicizia e la gloria, Emerson si spense nel 1882, all’età di settantanove anni. Poco più che ventenne aveva annotato sul diario: “Io ho ereditato da mio padre… un amore appassionato per gli slanci dell’eloquenza. Io brucio per quell’‘aliquid immensum infinitumque’ che Cicerone bramava”.

 

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Ralph Waldo Emerson
La Vita Felice, 2 voll., 552 + 354 pp., 29,50 euro

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