recensioni foglianti

Ecrits sur l'art

Rinaldo Censi

August Strindberg
Editions Macula, 191 pp., 18 euro

Romanzo, diario, teatro? Al lettore italiano manca ancora qualche tassello per poter cogliere l’opera di August Strindberg nel suo insieme. Forse alcuni non sono avvertiti del fatto che lo scrittore svedese dipingesse, e che oltre ai paesaggi, brutali come le sue pagine scritte, desolati, in cui ogni figura umana è cancellata, si sia occupato anche di critica d’arte e di fotografia. Ma chi abbia avuto la fortuna di vedere con i propri occhi una delle sue “onde” dipinte, non l’avrà di certo dimenticata. Furiosamente composte a colpi di spatola, lasciano in bella vista un cielo plumbeo grigio-nero su cui il sole tramonta, il verde scuro dell’acqua e una striscia di bianco schiumoso. Da dove arriva questa visione? Dai fiordi, dalle isole dei pescatori che egli ha visitato, dal movimento incessante degli agenti atmosferici, senza riposo. Sono elementi che ritroviamo nel primo capitolo del suo romanzo intitolato Mare aperto. Lì, Axel Borg, un ispettore, entra in contatto con questa terra selvaggia, abitata da una popolazione rozza. Ed è proprio come un ispettore che August Strindberg osserva le opere d’arte, le analizza, le valuta viaggiando anche in Germania e in Francia (sono i primi anni dell’Impressionismo). Grazie alle Editions Macula abbiamo oggi l’opportunità di leggere ventisei testi che Strindberg scrisse sulla pittura, tra il 1872 e il 1897. Sono pagine acute, intelligenti, ironiche, polemiche, scritte da qualcuno che si muove con grande dimestichezza tra scuole e correnti artistiche, teorie estetiche. La formazione presso l’Università di Uppsala aveva evidentemente dato buoni frutti. Impostati a volte in forma dialogica, a mo’ di passeggiata, come “L’art, l’étrange et le naturel II”, pubblicato nel 1876 sul quotidiano Dagens Nyheter, i testi non mancano di perentorietà. A proposito del pittore svedese Kronberg, egli scrive: “A mio avviso ha una gamma più ricca di quella di Rubens”.
Evidentemente, Strindberg non temeva di spiazzare il lettore. Eppure, questo esempio centra uno degli aspetti su cui si focalizza lo sguardo dello scrittore, e cioè il colore, il suo uso, la sua declinazione infinita. L’analisi entra sempre dentro la pittura. Strindberg scompone la figura in materia cromatica, la descrive incessantemente, come uno scienziato in laboratorio alle prese con una piastrina al microscopio.
Le pagine sul paesaggio nordico, le note sui rapporti tra quadri esposti, i resoconti da Parigi, la bellissima lettera a Gauguin, quelle finali sull’azione della luce nella fotografia ci dicono proprio questo (ed è ciò che emerge dall’ottima prefazione di Jean-Louis Schefer): il realismo, il naturalismo che Strindberg invoca emergono da una coalescenza tra l’idea di natura, oggetto costante di sperimentazione scientifica, e il mondo spirituale, altro campo di sperimentazione che necessita del giusto equilibrio alchemico.

 

ECRITS SUR L'ART
August Strindberg
Editions Macula, 191 pp., 18 euro

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